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Personal Trainer e patologie cardiovascolari

Scritto da Domenico Berni

10 REGOLE DI BASE PER UN ALLENAMENTO SICURO ED EFFICACE

Con l’acronimo MCV (malattie cardiovascolari) si sta ad indicare tutte le malattie del cuore e del sistema vascolare. L’approccio di un Personal Trainer che voglia lavorare in sicurezza con persone affette da simili disfunzioni non può prescindere dal considerare l’aspetto patologico e specifico dei singoli casi; e ovviamente proprio per la natura complessa e varia di tali patologie non ci si può esimere dalla stretta collaborazione di medici specialisti.
Il ruolo di chi allena è quello di sviluppare un programma in linea con le direttive del cardiologo il quale autorizza l’allenamento di persone con simili patologie e da questo punto di vista è importante che i Personal Trainer conoscano le caratteristiche principali della fisiopatologia delle più diffuse patologie cardiovascolari come il Diabete tipo 1 e 2, l’Angina Pectoris e l’ipertensione arteriosa.

IL DIABETE MELLITO DI TIPO 1
Le cause della carenza grave o assoluta di insulina nel diabete di primo tipo sono legate a una reazione autoimmune che colpisce le cellule del pancreas deputate alla sintesi dell’ormone; Tuttavia le cause di tale reazione autoimmune sono poco conosciute: si presume che possano essere di tipo genetico o di sollecitazione endogena o esogena. Il soggetto diabetico di tipo 1 necessita della somministrazione di insulina esogena, vale a dire di una forma sintetica dell’ormone, analoga a quella naturale. Questa terapia generalmente non compromette le normali attività quotidiane e dev’essere seguita a tempo indeterminato; per questo i diabetici tipo 1 vengono istruiti e addestrati all’autogestione della terapia farmacologica con insulina. Se non trattato, il diabete mellito tipo 1 causa varie complicazioni gravi, sia acute, sia croniche, oltre ad altre complicazioni di natura collaterale che si basano sull’ipoglicemia provocata dalla somministrazione di una dose eccessiva di insulina. Il diabete mellito tipo 1 rappresenta il 5-10% dei casi complessivi di diabete nel mondo e ha un esordio sempre brusco più spesso durante l’infanzia e l’adolescenza (può comunque manifestarsi anche in età adulta in soggetti predisposti).

IL DIABETE DI TIPO 2
Tra le principali cause la componente genetica svolge un ruolo più importante rispetto al diabete di tipo 1, anche se il DT2 non può essere considerato una malattia ereditaria. Non sono, ovviamente, da trascurare fattori ambientali e individuali quali ad esempio il sovrappeso e l’obesità. Anche la vita sedentaria e un’alimentazione sbilanciata concorrono all’insorgenza del diabete di tipo 2 in soggetti predisposti. A differenza del DT1 il problema principale nel diabete di tipo 2 non è la scarsità o la mancanza di insulina (che spesso è addirittura prodotta in elevate quantità), ma un fenomeno chiamato resistenza insulinica o insulino-resistenza, cioè l’incapacità da parte delle cellule dell’organismo di utilizzare l’insulina. Il diabete di tipo 2 compare più spesso nel soggetto adulto o anziano (dopo i 35-40 anni) anche se di recente stanno aumentando anche i casi di DT2 nei giovani adulti e negli adolescenti (soprattutto negli USA), in rapporto all’aumento del peso medio di tale fascia d’età, in cui è sempre più frequente la presenza di soggetti obesi; basti pensare che circa l’80% dei diabetici tipo2 sono soggetti in sovrappeso con un tipico accumulo di grasso prevalentemente addominale (il cosiddetto grasso viscerale) che è dunque considerato associato anche a un maggior rischio cardiovascolare.

ANGINA PECTORIS
Il termine Angina Pectoris deriva dai termini latini Angina=dolore e Pectoris=petto. Si tratta di una sindrome caratterizzata da dolore nella regione retrosternale, talvolta irradiato al lato ulnare del braccio sinistro e alle spalle. Il senso di costrizione al petto, caratterizzante il dolore percepito, è causato dalla temporanea diminuzione del flusso di sangue alle cellule del cuore (ischemia miocardica transitoria) che risulta insufficiente per soddisfare le esigenze del miocardio. La reversibilità di questa condizione differenzia l’angina dall’infarto; quest’ultimo si presenta come un evento ben più grave che si associa a necrosi (morte) di una parte più o meno estesa del cuore. L’apporto di sangue al miocardio può diventare insufficiente rispetto alle necessità del cuore stesso già in condizioni di riposo oppure durante uno sforzo fisico (salire le scale, sollevare e/o trasportare un oggetto pesante ecc.). Anche le diverse forme di stress in genere possono essere causa della comparsa della malattia.

L’IPERTENSIONE ARTERIOSA
Si tratta di uno stato in cui la pressione arteriosa a riposo risulta, in modo costante e non occasionale, più alta rispetto agli standard fisiologici considerati normali. L’ipertensione è conosciuta anche come “killer silenzioso”, poiché non comporta alcun sintomo, agisce nell’ombra e degenerando in complicanze importanti, può essere causa di morte. Colpisce circa il 20% della popolazione adulta e rappresenta uno dei maggiori problemi clinici dei tempi moderni; per questo possiamo definirla una tra le malattie più diffuse nei Paesi industrializzati. La cura dell’ipertensione si fonda sull’importante obiettivo di riportare nella norma i livelli pressori alterati. A tale scopo è fondamentale: ridurre il consumo di sale, seguire una dieta sana ed equilibrata, seguire (quando necessario) una terapia farmacologica appropriata, curare, se conosciuta, in modo specifico la causa dell’innalzamento patologico della pressione arteriosa e praticare regolarmente l’attività fisica. Affidarsi ad un esperto operatore del Fitness e del Wellness è certamente la prima regola da suggerire ad un soggetto affetto da specifica patologia cardiovascolare, ma un PT competente e altamente professionale ha un decalogo di regole ben più specifico da rispettare.

Ecco le 10 importanti regole che si suggeriscono ai Personal Trainer:
1. Non sostituirsi al medico specialista.
2. Rispettare i parametri specifici indicati dallo specialista: frequenza, intensità, durata, tipologia di esercizio.
3. Tradurre i parametri dello specialista in attività motorie.
4. Utilizzare sempre il cardiofrequenzimetro, oppure il metodo “ la scala di Borg” oppure ancora il talk test laddove non si può usare la f.c. per uso di farmaci che possono modificare la risposta cardiaca.
5. Controllare la pressione arteriosa prima, durante e dopo l’allenamento, nel caso in cui la p.s.a. 220 mmhg p.s.d. 120 mmhg bisogna interrompere l’allenamento.
6. Controllare la glicemia capillare (diabete) destro stick.
7. Evitare contrazioni isometriche.
8. Evitare gli esercizi dove la testa si trova sotto al piano traverso.
9. Scegliere di allenare le grosse catene cinematiche e meno le resistenze periferiche.
10. Sospendere l’allenamento in caso di dolore anginoso, di dispnea o di vertigini ed in caso di situazioni gravi chiamare il 118 e/o essere pronti per attivarsi con il DAE.

In sostanza e in conclusione, nell’ambito dell’allenamento di soggetti cardiopatici, ai Personal Trainer sono richieste grande consapevolezza e alte competenze tecniche, preparazione e formazione adeguate, e specifiche capacità di comunicazione ed interazione, tutte caratteristiche volte a migliorare la salute della persona senza comprometterne le funzionalità cardiocircolatorie di base.

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