Il fitness femminile in Arabia Saudita
Scritto da RedazioneSEMPRE PIÙ DONNE FANNO SPORT INSIEME DA QUANDO LE PALESTRE SONO STATE LEGALIZZATE. L'OBIETTIVO? CURARE IL CORPO E IMPARARE A DIFENDERSI, MA SEMPRE NEL RISPETTO DEI PRINCIPI DELL'ISLAM.
Anche in Arabia Saudita qualcosa si sta muovendo ed è boom di palestre femminili. Dallo scorso giugno, infatti, possono ottenere una licenza, senza dover ricorrere a “sotterfugi” come in passato, ossia aprendo con una licenza per fisioterapia o per saloni di bellezza. Si tratta dunque di un passo in avanti importante in un Paese che fino a quest'anno non prevedeva l'educazione fisica nelle scuole pubbliche femminili. Così, le donne cominciano ad andare in palestra per tenersi in forma e cercare di contrastare il problema obesità che riguarda ben il 44 per cento delle donne. Intuendo le potenzialità del mercato, l'azienda Leejam Sports – che possiede 115 palestre maschili nel regno – ne sta convertendo 40 in femminili. Questo perché in Arabia Saudita permane tuttora il divieto di allenarsi insieme, in linea con una visione ultraconservatrice dell'Islam che proibisce qualsiasi frequentazione tra uomini e donne senza legami di parentela.
Particolarmente attiva è la città di Jeddah dove, da quindici anni, c'è un piccolo numero di donne che praticano sport alla palestra Flagboxing (ndr, Flag sta per “Fight like a girl”, ossia “Lotta come una ragazza”), l'unica per sport da combattimento in Arabia Saudita, fondata da Halah Alhamrani, 41 anni. Di padre saudita e madre americana è stata da sempre incoraggiata dalla famiglia a fare attività fisica, dalla ginnastica alle arti marziali. A 18 anni era già cintura nera di jiu Jitsu. Tornata in Arabia Saudita dopo la laurea in California, ha cominciato a insegnare alle amiche a boxare in casa. Grazie al passaparola il giro delle allieve si è allargato, e così è maturata l'idea di una palestra per sole donne. Essere in grado di difendersi, per Halah, è un bene per il corpo e per la mente e dà forza. Il suo sogno sarebbe quello di mandare qualcuna alle Olimpiadi un giorno. Pur vantando una forte presenza sui social network, la sua palestra tecnicamente è ancora senza licenza. Non c'è un'insegna, i vetri sono opachi e chi vuole arrivarci, deve chiamare Halah e chiedere l'indirizzo. Offre corsi di kickboxing, di muy thai, ma anche di crossfit, ha tre istruttrici e circa 150 clienti. Chi sono? In gran parte trentenni con figli alle elementari che hanno bisogno dei fondamentali su coordinazione e bilanciamento, cose che altrove si insegnano ai bambini. Ma in Arabia Saudita si sta cominciando solo ora, con i primi programmi sportivi, aperti finalmente anche alle femmine. Sempre a Jeddah, c'è anche Lina Al Maeena, fondatrice nel 2003 del primo team al femminile di basket, “Jeddah United”. Anche lei è cresciuta, come Halah, facendo attività fisica inizialmente in una scuola privata della città, poi all'Università in America. Dopo un'esperienza di depressione post-parto, il marito le ha consigliato di tornare a giocare con le amiche, per hobby. Lina si è sentita subito meglio e da allora la sua missione è di insegnare il basket alle donne saudite. Non potendo registrare una squadra femminile al ministero dello Sport, all'inizio lo fece con quello del Commercio come impresa: nel 2009 fecero scalpore con il primo match in Giordania.
Merita una segnalazione anche Rasha Al Hambra, fondatrice di Bliss Runners, un gruppo di donne che praticano jogging insieme sul lungomare di Jeddah.
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