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IL DEHA NON È L'EPO!

Scritto da Viviana Fabozzi

Il lieto epilogo dell’atleta 85enne Giorgio Bortolozzi assolto con formula piena per non aver commesso il fatto!


Ll 28 febbraio 2016 l’atleta trevigiano, allora 79enne ex primario di ginecologia, Giorgio Maria Bortolozzi fu sospeso per doping, con una conseguente squalifica di 4 anni, a causa di una marcata assunzione del dhea necessario per garantirsi una vecchiaia più serena, e non di certo per assicurarsi migliori prestazioni sportive. Il regolamento dell’antidoping prevedeva appunto una squalifica di questo tipo per chi dichiarasse di avere assunto scientemente un prodotto ‘dopante’, come fu nel suo caso, nonostante prendesse il DHEA a scopo terapeutico sin dal 2002. In una intervista rilasciata al nostro magazine Performance subito dopo il fatto, Il Dott. Bortolozzi dichiarò: “Quando ho iniziato ad assumere il DHEA – considerato negli Stati Uniti un semplice integratore – ho seguito le indicazioni della Società Italiana di Gerontologia, essendo affetto già allora dalla PADAM (Sindrome di parziale deficienza ormonale), diagnosticata mediante gli esami ematochimici, ripetuti più volte”. Gli studi fatti almeno fino al 2016 non hanno dimostrato, dopo una certa età, un effetto anabolizzante, di aumento della massa muscolare o di riduzione della massa grassa – cosa che si persegue con altri prodotti ormonali – né miglioramento delle prestazioni, per lo meno ai dosaggi utilizzati nelle varie sperimentazioni cliniche (50 mg/ die). Nei giovani – utilizzatori in passato – si sono addirittura verificati effetti collaterali spiacevoli, tipo aumento del seno, per cui da tempo questa terapia è stata abbandonata come tentativo di doping. Sulla base di queste rilevanze scientifiche l’atleta icona del ‘masterismo’ italiano ha atteso il trascorrere di questi 4 anni di squalifica con uno strascico penale che si è protratto sino al novembre 2021, quando finalmente il tribunale ha riconosciuto le motivazioni mediche che lo hanno spinto ad assumere il Dhea. “Del resto – dice Bortozzi – se la terapia ormonale è accettata per le donne, perché non dovrebbe esserlo per gli uomini?”.

Oggi a 85 anni Giorgio Maria Bortolozzi, classe 1937, decano degli atleti trevigiani è ancora un campione d’atletica con lo spirito di un decatleta che non si perde una gara, basta il richiamo di un campionato di atletica in qualsiasi parte del mondo, e lui parte! L’ultima tappa, in ordine di tempo, è stata Tampere, in Finlandia, dove ha vinto tre medaglie ai Mondiali master: primo nell’alto, secondo nel lungo e nel triplo. Nel 2022 ho fatto cinque record italiani: alto, lungo e triplo indoor, giavellotto e alto all’aperto. “Di un primato vado particolarmente orgoglioso – confessa il campione – risale al 1984: 13.70 nel triplo, primato della categoria M45. Sono passati quasi 40 anni e ancora nessuno è riuscito a batterlo!”.

Tra le tante imprese che ama ricordare c’è quella realizzata nel 1962 in cui è stato campione italiano di salto in lungo insieme ad un altro atleta trevigiano, Magalì Vettorazzo. Li chiamavano i fidanzatini d’Italia, gareggiavano per la stessa squadra, il GAT Treviso fondato da suo padre Menenio Bortolozzi, ma in realtà non si vedevano di frequente. “Io lavoravo e arrivavo ad allenarmi alle Stiore quando non c’era più nessuno. Già allora ero un autodidatta. Non ho mai avuto tanta fiducia negli allenatori. L’unico da cui ho imparato qualcosa è stato Vittori, pur sapendo che certi metodi andavano bene per Mennea e non per altri”. La sua interminabile carriera di successi chiusa a livello assoluto con un record di 7.51. Ha vinto due titoli italiani assoluti: nel ‘62 e poi nel ’64, chiudendo la sua carriera a livello assoluto con un record di 7.51. Qualche decennio dopo seguendo le sue orme, suo figlio Mario ha fatto di meglio, 7.55, mentre nel triplo, in una gara un po’ improvvisata per un campionato di società, lo ha eguagliato al centimetro: 15.41. “Nel 2020, dopo la pandemia, abbiamo ripreso insieme: ad Arezzo abbiamo vinto entrambi il titolo italiano. Io tra gli ottantenni, lui tra i quarantacinquenni”. Ha vestito 8 maglie azzurre, ma non ha mai partecipato né ad un’Olimpiade né ad un Europeo. Nel 1962 chiese alla Federazione di essere iscritto agli Europei di Belgrado, era pronto a pagarsi da sé la trasferta, ma non se ne fece nulla. Nel 1963 arrivò quarto all’Universiade di Porto Alegre e poco dopo ottenne lo stesso piazzamento ai Giochi del Mediterraneo di Napoli. Ma una volta in pedana non riuscì a ritrovarsi: “Feci quattro nulli. Al ritorno a casa scoprii di avere la varicella. Per provare a qualificarmi per l’Olimpiade di Tokyo, lasciai da parte anche il basket. Non bastò. Ma non ho rimpianti: l’atletica resta un grande amore”. Platone recitava: “I felici sono felici per il possesso della giustizia e della temperanza!”

Giustizia è stata fatta! Auguriamo lunga vita felice al grande ‘masterista’ di atletica leggera!

Letto 1657 volte Utima modifica effettuata Martedì, 04 October 2022 11:47
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