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Pietro Mozzi

Scritto da Roberta Bezzi

SE VUOI ESSERE VINCENTE CURA L’ALIMENTAZIONE. I VANTAGGI SALUTISTICI E SPORTIVI DELLA DIETA DEI GRUPPI SANGUIGNI. ATTENZIONE A LATTE, FRUTTA E FARINE CON GLUTINE.

Medico con oltre 30 anni di esperienza e divulgatore dell’alimentazione secondo il gruppo sanguigno, Pietro Mozzi dedica la sua vita a migliorare il benessere delle persone. Il suo, infatti, non è semplicemente un regime per dimagrire, ma una scelta volta al conseguimento di uno stato di salute e di una forma fisica ottimali. L’obiettivo è di migliorare la qualità della vita, cercando di capire quali siano gli alimenti più adatti alla natura di ciascuno, individuando i cibi benefici, neutri e nocivi. Mozzi è stato l’ospite speciale del convegno “Alimentazione e integrazione per lo sport e la salute: aggiornamenti e analisi di strategie nutrizionali e tipologie di supplementi”, organizzato dalla Federazione Italiana Fitness a Bologna, lo scorso 18 febbraio. Durante l’incontro ha dato molti utili suggerimenti a istruttori e appassionati del fitness, partendo sempre dal presupposto che ogni persona ha un codice genetico unico di cui occorre tener conto.


Pietro Mozzi, come si è avvicinato alla dieta del gruppo sanguigno?
«Mi sono laureato in Medicina circa quarant'anni fa ma, in vita mia, non ho mai prescritto una medicina. Sin da ragazzo ho capito che quando mi ammalavo, era perché avevo mangiato qualcosa di sbagliato. Così ho approfondito la questione che più mi stava a cuore: la ricerca della causa della malattia. Tema ovviamente non facile, che va affrontato con perseveranza, senza mai darsi per vinti e nella convinzione che qualsiasi soluzione non è mai quella finale. Gradualmente è maturata la consapevolezza che la dieta dei gruppi sanguigni, così semplice e immediata, alla portata di tutti, è quella che garantisce i migliori risultati in rapporto alle principali malattie oggettive, dal diabete all'ipertensione, dall'ipercolesterolemia all'ipertrigliceridemia. Questo perché, una volta rimossi gli alimenti “sbagliati”, la malattia scompariva».

Ma non è vero anche che certi cibi possono dare fastidio solo in certi periodi o circostanze, senza per questo essere necessariamente nocivi per il nostro organismo?
«Ci sono certamente situazioni di sensibilità particolare. Per esempio in occasione di influenze molto aggressive, il nostro sistema immunitario – che sta sempre all'erta come una specie di sentinella – richiede ancora più attenzione con i cibi. Poi però, una volta ristabilito l'equilibrio, si ritorna come prima e quindi si possono reintegrare i cibi. Ma il concetto è un altro: il nostro organismo non è predisposto naturalmente per tutti gli alimenti e occorre evitare quelli “no” in base al proprio gruppo sanguigno».

I gruppi sanguigni sono quattro (A, B, AB, Zero), mentre la popolazione mondiale è di oltre 7 miliardi di persone. Ci saranno individui che, pur essendo di un certo gruppo sanguigno, proprio non tollerano certi cibi indicati per quel gruppo?
«Sì, può capitare. Mi viene in mente una coppia che conosco, formata da due persone del gruppo A: se il marito mangia lo zenzero sta male, mentre la moglie no. Ognuno è diverso dall'altro e bisogna prestare attenzione ai segnali che ci invia il corpo, per esempio la tosse, il naso che cola, gli starnuti, i pruriti, i crampi, i formicolii. Il problema è che nessuno ci ha insegnato ad “ascoltarci” per prendere poi gli opportuni accorgimenti. La dieta dei gruppi sanguigni è l'unica che tiene conto delle diversità, in quanto gran parte delle altre sono pensate per tutti, dalla mediterranea alla dieta a zona, dalla Dukan alla macrobiotica. La mia dieta, invece, si basa su una diversità specifica dei vari gruppi sanguigni, stampata nel nostro dna e legata alle caratteristiche immunitarie del nostro organismo».

Guardando indietro nel tempo, quanto è cambiata l'alimentazione con il boom dell'industria alimentare?
«Negli ultimi sessanta-settant'anni, l'industria alimentare ha fatto in modo che le regole durate millenni venissero all'improvviso stravolte. Sono state sconvolte anche le stagioni: prima i pomodori si mangiavano fino al massimo a settembre/ottobre, dopo tutto l'anno, e la stessa cosa vale per la frutta grazie all'avvento delle tecniche di conservazione. Sono state rivoluzionate le leggi che da sempre hanno governato tutti gli esseri viventi. L'industria ha poi molto sviluppato il latte e i derivati, i cereali e alimenti a base di cereali con tanto glutine. Sono frutto di questi ultimi anni anche gli edulcoranti, quali aspartame, maltodestrine, etc. Non c'è da stupirsi che siano comparse così tante malattie autoimmuni, forme prima sconosciute di tumore, sclerosi aggressive, e persino una recrudescenza di malattie cardiocircolatorie, diabete e obesità anche nei bambini, infertilità nelle donne. Questo per dire cosa? Che andare contro la natura è una battaglia persa, si rischia una severa punizione!».

Però ci sono anche dati confortanti come l'aumento della vita media delle persone.
«E qui veniamo al mito della longevità che, personalmente, non condivido. Vivere a lungo è bello ma se si riesce bene ad arrivare a una certa età, altrimenti è solo una sofferenza. Proviamo per un attimo a pensare a un ipotetico allevamento di bestiame. Come sarebbe valutato se gran parte degli animali avesse di continuo bisogno di visite veterinarie e farmaci? Un pessimo investimento. Ecco lo stesso ragionamento vale anche per gli esseri umani: un popolo è sano se è giovane e in salute, se è fertile e rigoglioso. Ma anche qui siamo arrivati a dei clamorosi paradossi. In Africa ci sono tanti bambini che potrebbero vivere anche solo con un euro al giorno e invece sono costretti a morire di fame mentre nei paesi ricchi ce ne solo altri malati, destinati a morire, ma tenuti in vita artificiosamente con tanti soldi. Certo, oggi la mortalità infantile è per fortuna diminuita, una volta si assisteva a una selezione naturale. I vecchi longevi di oggi sono per lo più persone nate anni fa che hanno sempre praticato una alimentazione spartana e una grande attività fisica».

Una alimentazione è dunque alla base di una vita lunga e in salute.
«Sì. La medicina e la chirurgia possono far molto, ma non tutto. Anche perché il vero problema è che se non si capiscono le cause delle malattie, queste continuano a diffondersi. Gran parte delle medicine servono per curare i sintomi, non per risolvere il problema, strada che si può invece tentare con il cibo. Ecco perché la medicina dovrebbe sempre più, come già stanno facendo alcuni oncologi, orientarsi verso le cause e prendere in considerazione gli alimenti, e non solo quando la malattia è comparsa, ma proprio a scopo preventivo. Se si attribuisce valore a fattori quali l'ansia, lo stress, la sfortuna, perché non anche al cibo, fonte del nostro sostentamento quotidiano?».

Analizziamo alcuni alimenti: frutta e fruttosio sono davvero così nocivi per il fegato e quindi per la salute*?
«Di certo non bisogna seguire l'esempio di Steve Jobs che era un fruttariano e ha pagato a caro prezzo questa sua scelta alimentare. So che l'attore incaricato di interpretarlo al cinema, Ashton Kutcher, aveva cercato di seguire la sua stessa dieta per meglio immedesimarsi in lui, ma ha dovuto sospenderla dopo il ricovero in ospedale per problemi al pancreas. Va detto anzitutto che la frutta andrebbe mangiata di stagione, ossia nei periodi in cui la natura fa crescere spontaneamente le piante, e in modo corretto. Anche il fruttosio, che ha preso il posto del saccarosio forse a torto demonizzato, ha dato parecchi problemi soprattutto di tipo muscolare a tanti sportivi. Mi viene in mente l'ex atleta Maria Guida, specialista del fondo che ho seguito per un po' di tempo: non aveva voglia di eliminare la frutta, molto nociva per il gruppo zero, e aveva di continuo problemi al tendine d'Achille».

A volte si dice che tutto mangiato nella giusta quantità, non fa male.
«È un luogo comune. La quantità giusta cambia da persona a persona. Nella mia esperienza so solo che il nostro sistema enzimatico non è fatto per mangiare tutto. Poi ci sono alimenti che singolarmente vanno bene, abbinati invece no. Tornando al discorso frutta, se mangiata a fine pasto dopo carne o pesce, va bene, mentre se abbinata a carboidrati produce incredibili gonfiori. Così come è meglio consumarla al mattino, piuttosto che la sera quando innalza la glicemia!».

Passiamo al latte. Qual è il migliore?
«Il latte di capra è quello più simile a quello umano. Ma se proprio non resistiamo, beviamo il latte di mandorla, un buon prodotto per noi che viviamo nel bacino del Mediterraneo. Detto questo, il latte è l'alimento specifico che la femmina dei mammiferi produce per il suo piccolo. Una volta finito lo svezzamento, non ha più ragion d'essere. Non si capisce perché, poi, dovremmo trarre beneficio dal bere il latte di un altro mammifero, pieno di ormoni nocivi che contrastano con il nostro sistema immunitario. Purtroppo e val la pena ricordarlo, un consumo eccessivo di latte e derivati è correlato a un esponenziale aumento di forme tumorali. In particolare per chi è del gruppo zero che dovrebbe proprio farne a meno».

Cosa ne pensa degli integratori utilizzati da gran parte degli sportivi?
«Dipende da che cosa sono ricavati. Se venissero presi da proteine del salmone o del tacchino, potrebbero anche andar bene, mentre sono da evitare quelli provenienti dalle proteine del latte e le terribili maltodestrine. Quando si parla di atleti si punta facilmente il dito contro il doping, considerato a giusta ragione possibile causa di malattie invalidanti, ma non bisogna dimenticare i gravi danni derivanti anche da un'errata alimentazione o dall'uso eccessivo di antinfiammatori per ritornare competitivi in fretta».

Guardando avanti nel tempo, quale sarà l'alimentazione del futuro?
«Un ritorno all'essenziale anche nell'alimentazione non potrebbe che fare bene. Ma è necessario vedere che cosa prevarrà tra l'interesse del genere umano a stare bene e in salute e l'interesse economico che invece ruota attorno alla malattia. Di certo, per vivere l'essere umano ha bisogno di mangiare. Voglio essere ottimista e credere che alla fine vincerà il buon senso e il benessere. Un alimento che mi piace molto è la quinoa, importata dall'America Latina, molto ricca di proteine, che già sta cominciando a spuntare nei supermercati con i prezzi in progressivo calo. Ottime sono anche le paste fatte con farina di ceci, fagioli, piselli, che contengono una quantità più grande di proteine e meno amido. Da agricoltore biologico da tempo, credo che i legumi saranno il futuro dell'agricoltura perché facilmente coltivabili e per di più arricchiscono i terreni».


*Studio del Bambin Gesù: troppo fruttosio è come l'alcol per il fegato dei bambini
Per i bambini ma non solo, il pericolo arriva dal fruttosio, aggiunto ai cibi e alle bevande, capace di scatenare dei meccanismi simili a quelli dell’alcol. Ogni grammo in eccesso rispetto al fabbisogno giornaliero (circa 25 grammi) accresce di una volta e mezza il rischio di sviluppare malattie epatiche gravi. Lo sostengono i ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù che, per la prima volta hanno dimostrato i danni del fruttosio sulle cellule del fegato dei più piccoli. I risultati dell’indagine sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Hepatology. A differenza del glucosio, che può essere utilizzato quasi da ogni cellula del nostro corpo, il fruttosio può essere metabolizzato solo dal fegato, perché esso è l’unico organo in cui è presente il suo trasportatore.

 

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