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Fake followers & real followers, l'opinione del digital marketer

Scritto da Andrea Baioni*

LA PRATICA DELL’ACQUISTO DEI FOLLOWERS FITTIZI E LE CONSEGUENZE SUI PROFILI SOCIAL

*CEO e digital market senior di AB Studio Comprare followers

Instagram è una pratica molto diffusa. Si tratta di una strategia che non funziona e che non conviene a nessuno eppure continua ad essere praticata. È importante avere la chiara consapevolezza che acquistare followers è deleterio per il nostro profilo Instagram: sono tanti i servizi che promettono followers reali, magari italiani e attivi e ad un costo relativamente economico, ma questi non sono mai veri!

È noto che il successo di una foto pubblicata su instagram è determinato dal numero di interazioni che riceve nella prima ora. I fake followers ovviamente non fanno alcun tipo di interazione perché appunto non sono veri utenti. Questa condizione si traduce in una archiviazione da parte di Instagram come contenuto di pessima qualità, in alcuni casi addirittura come spam, per la quasi totale assenza di interazioni. Così quello che poteva essere sembrato un buon affare risulta al contrario, non solo non conveniente, ma soprattutto dannoso: zero visibilità dagli “hashtags” e zero dalla sezione “esplora”... praticamente un fantasma. Questo è uno dei tanti esempi che mettono in evidenza come la pratica dell’acquisto dei fake followers risulti inefficace nel medio/lungo termine per ingannare l’algoritmo dei social e ancor meno per attirare truffaldinamente l’attenzione degli utenti.


Allora perché questa pratica è così diffusa?

La breve e travolgente storia del marketing digitale ha insegnato che azioni che agli albori dell’era del web riuscivano ad ottenere risultati significativi con investimenti ridotti, hanno perso efficacia, se non sono addirittura state relegate a pratiche penalizzanti. Gli esempi più clamorosi si possono ritrovare nell’utilizzo di tecniche SEO (Search Engine Optimization) efficaci alla fine degli anni 90 ed ancora utilizzate in modo inappropriato nonostante in alcuni casi siano diventate svantaggiose e deleterie per i siti web che le applicano. Così è accaduto anche per il SMM (Social Media Marketing) ed in particolare per questa operazione di acquisto di fake followers, che ha avuto una sua efficacia nei primi anni della diffusione delle piattaforme Social, ma che l’evoluzione dei sistemi di AI (Artificial Intelligence) e delle tecnologie ha reso sostanzialmente inefficace. A questo si aggiunge una eccessiva sopravvalutazione della tecnica di comunicazione persuasiva della riprova sociale (“The Science o Persuasion” Robert Cialdini - 2001) che, per quanto efficace, necessita di un affinamento necessario e determinato dalla evoluzione del consumatore che da consumer (semplice consumatore di prodotto) si è trasformato in prosumer (consumatore professionista) e infine in Websumer, con una esperienza di utilizzo e attenzione alle scelte che se in prima battuta spingono il navigatore ad una azione di impulso (follow, like), in seconda battuta ritraccino le sue scelte e ne valutino le ragioni con maggiore consapevolezza (unfollow, no like).

Ma se queste analisi e considerazioni non fossero sufficienti a dissuadere una azienda, un brand o un influencer dall’acquisto di followers o dall’utilizzo di BOT, allora è necessario fare un’ultima ma sostanziale domanda: quale è il ROI (Return On Investment) di questo investimento? O meglio, essendo l’acquisto di followers assimilabile ad una azione pubblicitaria, quale è il ROAS (Return On Advertising Spend) di questa spesa? La necessità di monitorare questi indici per comprendere l’efficacia e la redditività delle nostre azioni sul mercato ci spingono ad una ulteriore domanda: sui social stiamo cercando potenziali nuovi clienti (o la loyalty dei clienti acquisiti per aumentarne la lifetime value) o vogliamo solo dimostrare di essere popolari? Anche se questi 2 risultati sembrerebbero correlati e il secondo (la popolarità, vera o fittizia) propedeutico e prodromico al primo (trovare nuovi clienti), l’esperienza offline ci ha insegnato che avere molta gente in negozio non significa fare profitto… Non basta attirare un pubblico qualsiasi nel nostro punto vendita specialmente se quel pubblico non è interessato al nostro prodotto o ancor peggio se questo è composto da parenti o comparse (da pagare!!!). L’evoluzione del Marketing digitale ormai da alcuni anni ha preso la strada che riporta ad un approccio più H2H (Human to Human), generando reali relazioni, vero engagement, con persone vere, potenziali clienti reali, quelli che non crederebbero che la piccola azienda con un fatturato di poche decine di migliaia di euro possa avere centinaia di migliaia di fan o di followers sui social

In una strategia di Marketing quello che conta non sono le persone che frequentano il mio punto vendita, ma sono i risultati economici dell’impresa, che sia questa una impresa individuale o un’organizzazione complessa e i facili entusiasmi che possono portare un aumento repentino dei followers sono rapidamente sedati dalla verifica economica di un costo (quello dell’acquisto dei followers), seppur basso, che non ha un indice di chiusura (vendita) e un ritorno attivo. Vale la pena annotare che proprio in questo periodo, al fine di difendere la missione principale delle proprie piattaforme social, (creare relazioni vere fra gli utenti e fra gli utenti e le imprese) Facebook ha intrapreso da oltre un anno una campagna di lotta contro la vendita/acquisto di followers citando in tribunale aziende (e nell’agosto del 2020 anche un privato) per la vendita di followers e di like.

Purtroppo (o per fortuna?!?!) non esiste un automatismo che trasformi una iniziativa digital istantaneamente in un successo economico, è sempre necessario un lavoro di pianificazione, strategia, monitoraggio e correzione delle iniziative di marketing digitale per poter ottenere un risultato profittevole che permetta alla propria attività di stare sul mercato, ma soprattutto è necessario costruire con i propri potenziali clienti una relazione vera che sia riconoscibile e riconosciuta e che non ammette “falsa testimonianza”…

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