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PENSIERI SUL FITNESS

Scritto da Fabio Pani

Cosa ci spinge ad allenarci? Qual è il metodo allenante più efficace? In che modo la corsa incide sul dimagrimento? Il punto di vista del docente Fabio Pani sulla base della sua pluridecennale esperienza da personal trainer e formatore della FIF Academy.


Con le festività natalizie alle porte mi sento ispirato a scrivere un articolo diverso dal solito, non tecnico ma estremamente concreto e che tocchi alcune corde del nostro mondo, quello del fitness e in generale dello sport. Partiamo dalla motivazione, quella molla che scatta quando decidiamo di intraprendere qualcosa e che ci fa proseguire nel nostro cammino. Cosa è scattato in voi quando avete deciso di allenarvi? Perché avete scelto quella determinata disciplina? È ancora la stessa motivazione a spingervi a farlo o è cambiata? Avete cambiato sport/disciplina? E in tal senso in meglio o in peggio? Siete più o meno ispirati rispetto all’inizio? La vostra relazione con l’allenamento è sempre passionale o ha perso il fervore iniziale come a volte capita nelle relazioni sentimentali?
È vero, esistono motivazioni più nobili di altre, che rappresentano il segreto per una “carriera” longeva, altre, viceversa, hanno alti rischi di farci smettere come i pivelli che vediamo per due o tre volte in sala pesi e poi spariscono come zanzare col freddo invernale.
Ebbene, allenarsi per seguire un fine estetico è la peggiore delle ispirazioni. Quando vuoi iniziare nuovi sport, allenamenti e/o discipline, il fine non può essere quello aleatorio dell’estetica. Troppo spesso sento domande banali sul come dimagrire più in fretta possibile o mettere su un po’ di muscoli in altrettanto breve tempo. Occorre infatti allenarsi senza pretendere, poiché è indispensabile quanto il cibo, l’acqua e ogni altra dannata necessità umana.  Il processo che porta a tali risultati richiede perseveranza e ciò non dovrebbe essere un problema poiché si dovrebbe amare il proprio allenamento a prescindere dal resto. Essere costanti richiede cimentarsi nonostante tutto e uno dei premi, alla fine, sarà anche quello di un bel corpo, ma è solo un piacevole “effetto secondario”. Possiamo anche domandarci, per capire la bontà del nostro metodo: mi vedo a settant’anni a fare quello che faccio oggi? Se la risposta fosse sì, con ovvie modifiche e inevitabili aggiustamenti da adottarsi col tempo, sareste sulla buona strada, viceversa valuterei di cambiare sport/attività. Perché non dovresti voler proseguire con l’allenamento attuale? Cosa non ti convince? Cosa non ti lascia sereno? È rischioso ciò che fai? Senti acciacchi frequenti e dolori in zone delicate come articolazioni e rachide?

Fermati un secondo e rifletti: quando diciamo che occorre allenarsi per apportare beneficio ma in primis non nuocere, pensi siano frasi di circostanza e valide solo per alcune tipologie di utenti? In sintesi intendiamo procedere con intelligenza, cura e attenzione. Forse ti senti immune dal rischio infortunio? A tale proposito una faccenda emersa negli ultimi anni è se sia il Crossfit il metodo allenante più efficace nella ricerca del fisico perfetto (muscoloso e con una bassa percentuale adiposa). Ecco che in giro si vedono persone prive del giusto background, cimentarsi in esercizi e circuiti molto pericolosi per la propria salute. Ora qualcuno potrebbe pensare io stia prendendo le parti del body building e/o della pesistica; il fatto è che anche tali discipline non sono scevre da rischi e infatti sistematicamente, sui social/internet, vediamo inenarrabili obbrobri. Video in cui ciò che si palesa è la stupidità di chi si fa male. Solo la giusta propedeutica è in grado di limitare, se non eliminare, il rischio infortunio e anche questa richiede tempo, dedizione e perseveranza. Anche recentemente ho visto un ragazzo che in allenamento si è fratturato l’omero e credo questo sia dovuto a una grave mancanza di attenzione in quello che si fa, nella superficiale e inadeguata gestione del proprio training. Se infatti è vero che un agonista, sia in gara o in allenamento, dovendosi spingere al limite, potrebbe subire un infortunio giustificato, quando viceversa ci si allena per stare bene è un paradosso o meglio dire ossimoro (perdonate il linguaggio forbito). Ancora una volta potremmo chiederci: Quando sarò vecchio sarò in grado di allenarmi così o quanto sto facendo potrebbe compromettere la mia salute a lungo termine?
Anche l’allenamento funzionale è spesso accostato al miglior training possibile, purtroppo lo si è omologato a rinchiuso a scopo commerciale entro errati perimetri. Per esempio identificandolo solo col lavoro a corpo libero. In realtà col termine funzionale non diciamo nulla: ciò che per me potrebbe essere funzionale, per esempio un esercizio a corpo libero, con bilancieri, kettlebell o manubri, per un altro potrebbe esserlo meno e magari maggiormente utile un macchinario. Per alcuni, la leg press potrebbe essere maggiormente funzionale di uno squat! Ciò che dovrebbe sottendere al concetto di funzionale è che migliori la qualità di vita del soggetto. Ecco che ancora una volta va ricercata la sicurezza e l’individualità del metodo in rapporto a chi andrà a eseguirlo.
 Tutti gli sport, dal tennis al nuoto, dalle arti marziali al calcio, hanno l’enorme merito di migliorare la nostra condizione di salute se praticati con intelligenza. Facciamo qualche esempio e soffermiamoci un secondo su alcuni semplici concetti. Rischia l’infortunio solo l’agonista? Per esempio durante una partita di campionato di calcio o in fase di preparazione atletica? No, rischia anche l’idiota che il venerdì sera, senza la giusta preparazione, va a fare la partita di calcetto scapoli-ammogliati. E ancora: è vero che il nuoto fa male alle ossa e induce osteoporosi? Dipende, ma a prescindere occorrerebbe fare come i professionisti e abbinarlo al lavoro coi pesi per compensare i limiti di questo sport. Ed è altrettanto vero che se è già presente osteoporosi o problematiche scheletriche come la scoliosi non suggerirei mai di intraprendere il nuoto. Come vedete, e in tal senso ritengo avessero piena ragione i romani, spesso il giusto si trova in mezzo, basta solo un po’ di sale in zucca e la giusta cultura motoria.

Un altro argomento di cui mi diverte parlare è la corsa. L’uomo la pratica da millenni eppure alcuni “guru” la ritengono inefficace a scopo dimagrante. In tal senso questi pseudo esperti sostengono occorra farla per più di 20 minuti altrimenti non si bruciano grassi ma carboidrati. Ritengo questa frase molto divertente e nei momenti di tristezza la tiro fuori poiché grazie a una sonora risata rimuove il malumore. Partiamo dal presupposto che come detto ampiamente sopra, chi di voi pratica una disciplina dovrebbe farlo in primis per amore e passione verso la stessa e non per il risultato estetico che se ne trae. Io per esempio amo la boxe e le arti marziali ma le pratico non per ottenere una migliore definizione piuttosto per la logica di Mohamed Alì (andatevi a leggere qualche sua frase e non pretendete vi si dica tutto!).
Tornando alla corsa, fatela se vi fa star bene e vi piace, che siano quindici, venti, trenta o sessanta minuti andrà bene uguale, otterrete comunque una determinata ossidazione lipidica proporzionalmente alla durata. Sottolineo che già dopo alcuni minuti di attività l’organismo utilizzerà anche grassi a scopo energetico, naturalmente in funzione dell’intensità. Maggiore durata e minore intensità significheranno maggiore consumo lipidico in allenamento e minore impatto metabolico nel post work out (Epoc). Con minore durata e maggiore intensità avremo una ridotta lipolisi durante il work out ma maggiore impatto metabolico nel post esercizio. Concludo dicendovi di allenarvi ma anche di studiare, l’arma migliore per ottenere un’ottima salute e un allenamento longevo non è la genetica, la forza, la resistenza o chissà quale capacità condizionale o coordinativa, bensì la cultura. Solo la conoscenza salverà l’uomo dall’oblio dell’ignoranza e dal faccio così perché l’ho visto sui social. Buon anno giovini di belle speranze. A presto!

Letto 434 volte Utima modifica effettuata Lunedì, 05 June 2023 12:03

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