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Lunedì, 17 February 2020 13:10

Allenare addominali e gambe con il Pilates

Donato De Bartolomeo ci mostra una sequenza così composta:⁣
• Side kick series⁣
• Mermaid⁣
• Side twist⁣

OBIETTIVO⁣
L'obiettivo della sequenza è allenare i muscoli della gambe (glutei, adduttori e abduttori), gli addominali obliqui e sviluppare la mobilità della colonna in flessione laterale e in torsione.⁣
Molti di questi muscoli fanno parte della catena miofasciale laterale che regola e bilancia la relazione esistente tra la catena miofasciale anteriore e quella posteriore.⁣⁣

 


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UN BREVE VIAGGIO PER CONOSCERE QUELLO CHE LA MODERNA PRATICA DEVE ALL’ANTICA E CIÒ CHE L’ANTICA PUÒ APPRENDERE DALLA NUOVA

In molti centri fitness e ancor di più negli studi dedicati alle discipline olistiche e alle attività posturali, è molto comune imbattersi in istruttori che supervisionino sia le classi di Pilates, sia quelle di Yoga, quasi a testimoniare l’importanza di creare un perfetto connubio tra le due forme. Non a caso questo connubio ha trovato una chiara espressione pratica in America, prima, con il nome di Yogilates e in casa FIF poi, con il nome di Piloga. Tuttavia le differenze tra le due discipline sono enormi e per questo risulta spontaneo domandarsi cosa spinge un istruttore ad insegnare l’una o l’altra disciplina e soprattutto se si scelga di diventare prima insegnanti di Yoga o di Pilates? Da questo quesito parte il nostro viaggio attraverso una esplorazione della storie delle due “filosofie del movimento” che mettono in risalto punti di incontro e principali differenze per giungere alle testimonianze dei professionisti dei due mondi.

La bellezza della precisione del Pilates
Joseph Pilates, fondatore dell’omonimo metodo, dopo aver praticato negli anni della sua adolescenza Body Building, Yoga e Arti marziali, sviluppò la consapevolezza che una cattiva respirazione e una conseguente cattiva postura sono le cause di una cattiva salute. Così nel 1925, anno in cui emigrò negli USA, la sua mission si orientò verso un approfondimento della pratica dello Yoga e dei movimenti degli animali che lo condussero alla realizzazione di un metodo di allenamento che chiamò “Contrology” incoraggiando l’uso della mente per controllare la funzione dei muscoli. Durante le sedute di Pilates, gli esercizi caratteristici del metodo, più di 500 (la maggior parte eseguiti da distesi), pongono l’attenzione sul respiro, sulla postura, sull’allungamento dei muscoli e soprattutto sul rafforzamento della cintura addominale per il supporto della colonna vertebrale. Possiamo dunque definire gli obiettivi del metodo come segue:
✔ scolpire una silhouette allungata (come quella dei ballerini)
✔ fortificare i muscoli addominali e i muscoli della schiena
✔ corregge le asimmetrie lavorando sul riequilibrio posturale

La versatilità e la meravigliosa complessità dello Yoga
Le origini millenarie e in parte misteriose dello Yoga dimostrano senza dubbio la sua vera bellezza che la allontana dalla interpretazione univoca del Pilates. Lo Yoga rappresenta l’immensità di un mare in cui le rotte sono variabili in base alle diverse scuole intraprese. Colui che naviga nel vasto mare dello Yoga oggi può conoscere la tranquillità, domani può imparare una nuova tecnica respiratoria, dopodomani può conoscere un mantra, una meditazione, può ritrovare un sorriso, una forza interiore, uno slancio e un senso di rivalsa per impegnarsi nella sua destinazione nel mondo… e molto, molto altro ancora. In una lezione di Yoga i ritmi sono lenti, le posizioni mantenute a lungo, i respiri profondi, le articolazioni aperte fino alla massima escursione, il tutto con lo scopo di rinforzare interamente il corpo, e sebbene sia lo Yoga che il Pilates nascono dalla consapevolezza della connessione tra corpo e mente, lo Yoga ha insito in sé un elemento che si aggiunge al binomio corpo/mente e che si traduce nella spiritualità: l’elemento che induce la mente alla ricerca di uno stato di calma per accedere ai più nobili stati meditativi.
Dopo questo primo step del nostro viaggio possiamo trarre delle prime deduzioni in riferimento all’essenza delle due pratiche.
Nel Pilates abitano l’attenzione e la precisione del movimento, il controllo della mente e la consapevolezza della integrazione funzionale tra corpo e mente. Lo Yoga al contrario risponde a un bisogno più interiore, attraverso il movimento del corpo permette di accedere al silenzio e all’ascolto interiori in cui prendere la giusta distanza da tutto ciò che non conta veramente: il qui ed ora!

Le due respirazioni a confronto
Da questa attenta analisi ne consegue che certamente le due discipline sono compatibili: la fisicità del Pilates aiuta a rafforzarsi e a prevenire gli infortuni si concilia con la maggiore mobilità e potenza raggiungibili con lo Yoga. Nella prima si predilige la pratica di una respirazione laterale diaframmatica contenuta dai muscoli trasversi, inspirando con il naso ed espirando dalla bocca, mentre nella seconda si sottolineata la profonda relazione che esiste tra stato emotivo/mentale e il ritmo e l’ampiezza del respiro e si utilizzano molte e diverse tecniche respiratorie. Si incoraggia principalmente una respirazione completa che coinvolge anche la parte apicale e l’uso dei kumbaka, il trattenimento del respiro: uno che sussegue l’inspirazione e uno successivo all’espirazione. Nello yoga la respirazione diventa così un controllo dell’energia vitale e si porta l’allievo a respiri sempre più lunghi e lenti.

Verso la conclusione del nostro viaggio seguiamo le orme disegnate dalle testimonianze di un campione di insegnanti che ad oggi sono istruttori sia di Pilates sia di Yoga.
La nostra prima valutazione statistica è stata rivolta a capire quanto l’antica pratica dello yoga abbia indicato ai propri “maestri” la strada verso l’educazione del metodo Pilates e quanto invece la moderna pratica del Pilates abbia indotto i propri istruttori a rivolgere uno sguardo attento verso la filosofia dello Yoga. Il risultato, in un era dove la fisicità, lo sforzo, la fatica prevalgono sull’ascolto interiore, la consapevolezza di sé e la leggerezza, ha evidenziato che nel nostro mondo occidentale la scelta degli operatori professionisti si è orientata prima verso la formazione del metodo Pilates e successivamente verso la conoscenza e pratica della filosofia Yogica.

Una domanda su tutte ha indicato la strada verso la scelta più giusta: “cosa voglio ottenere dalla pratica della disciplina che voglio insegnare? Sentirmi meglio fisicamente o ricercare un equilibrio mentale?”. Una risposta sulle altre ha avuto la meglio: “desidero principalmente un corpo più tonico e più flessibile!”. E per questo scopo la fisicità del metodo Pilates, che oltre al corpo include anche i suoi piccoli e grandi attrezzi, ha prevalso sulla spiritualità dello Yoga. Tuttavia la stessa pratica costante di una disciplina così fisica fatta di esercizi ginnici, tecniche esecutive, rigore, ritmo e sforzo si è trasformata nella principale motivazione alla ricerca della tranquillità, dell’etica, della disciplina, dell’ego, del rilassamento mentale e del corpo insite nella pratica dello Yoga.

Alla luce di tutto questo e con l’esperienza personale di insegnante di Pilates e praticante di Yoga desidero concludere con un quesito rivolto a me stessa, in qualità di appassionata formatrice, pensando a tutti coloro che ad oggi non sono né Pilates Instructor né Insegnanti di Yoga e si trovano ad un bivio: “In che modo potrei indicarvi la strada verso la scelta più giusta per voi?”. Nessun dubbio nella mia risposta: “praticate entrambe le discipline prima di scegliere! Fatele entrambe vostre ascoltando le vostre sensazioni… e poi semplicemente seguite il vostro istinto!”

Pubblicato in Performance n. 3 - 2019

Jack Knife (Coltello), esercizio di Pilates Advanced, che rappresenta l’evoluzione del Roll Over.

OBIETTIVO:
• Migliorare la capacità di articolare la colonna
• Rinforzare gli addominali
• Ridurre la tensione del rachide
• Riallineare la colonna
• Allungare la parte inferiore della schiena
• Allungare gli Ischiocrurali
• Rinforzare gli estensori dell’anca
• Coordinazione neuromuscolare

TARGET MUSCOLARE:
Retto dell’addome, Obliqui interni ed esterni, Erettori spinali, Flessori ed estensori dell’anca, PP

PUNTI CHIAVE:
• Durante il rotolamento passare dalla posizione di imprint
• Durante l’abbassamento delle gambe stabilizzare il rachide lombare
• Il movimento è guidato dalla respirazione
• Evitare di utilizzare uno slancio per raggiungere il rotolamento
• Durante il rotolamento indietro distribuire il peso sulle spalle evitando di comprimere il rachide cervicale
• Togliere eventuali supporti sotto il capo
• Conservare l’allineamento delle ginocchia
• Conservare un ritmo uniforme
• Conservare la C Curve durante l’estensione delle anche e il relativo sollevamento delle gambe
• Durante il Roll Down mantenere le spalle allineate evitando di anteporle

 


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Martedì, 03 September 2019 09:48

Pilates Reformer Spine Twist

L’esercizio Spine Twist (torsione della colonna) del pilates fa lavorare tutta la muscolatura che sorregge la colonna vertebrale, gli addominali e anche le braccia. Oggi vi mostriamo una versione eseguita con l’ausilio del Reformer dalla nostra docente Stefania Giuliani.

Il lavoro, come potete vedere dal video, coinvolge tutti i muscoli che sorreggono la colonna vertebrale e che contribuiscono a tenerci ben eretti. Viene fatto un rinforzo muscolare, unito ad esercizi di allungamento per mantenerne l’elasticità. In questo modo, oltre ad esercitare un’azione di tone-up, si ottengono anche grandi benefici per l’assetto corporeo.

 


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Venerdì, 30 August 2019 11:57

Pilates e cervicalgia

SPUNTI TEORICO-PRATICI PER LA CREAZIONE DI PROTOCOLLI DI LAVORO DA INTEGRARE AL METODO PILATES

Ciò che appare scontato nella teoria spesso non lo è nella pratica. Tutti ormai sanno quanto sia importante praticare un metodo-disciplina posturale per prevenire e/o aiutare la remissione ed evitare le recidive dal cosiddetto “mal di cervicale”, meglio noto come Cervicalgia, ma quanti realmente introducono nella pratica di insegnamento di ogni lezione un momento unicamente dedicato a questa parte del corpo così delicata ed importante? Con questo articolo voglio fornirvi degli spunti di ragionamento utili a creare esercizi, da inserire nelle vostre lezioni di Pilates,e non solo, nella fase del riscaldamento o di defaticamento, che mirino a lavorare in maniera specifica sul tratto cervicale così da aiutare i vostri allievi a togliere, o almeno ridurre, le tipiche tensioni muscolari che quotidianamente questo tratto del corpo tende ad accumulare.


Cos’è il dolore avvertito nella zona cervicale?

Moltissime volte appena entrati in sala sentiamo gli allievi dire tra di loro o a noi frasi del tipo “ho male al collo”,” sento il collo duro e incriccato”, “ho la cervicale infiammata” : tutte esclamazioni usate nel gergo comune per riferirsi alla cervicalgia.

Cervicalgia è il termine appropriato per indicare un generico dolore al collo che si protrae per un periodo di tempo variabile. Nei paesi industrializzati, la cervicalgia è uno dei disturbi muscolo-scheletrici più diffusi, soprattutto nel sesso femminile e nella fascia d’età compresa tra i 40 e i 60 anni (fascia d’età della maggior parte dei nostri allievi), costituendo una causa importante di assenza dal lavoro con i relativi costi socio-economici che ne derivano.


Come creare ed integrare gli esercizi posturali

Alla base del ragionamento è importante avere ben in mente cosa fa e dove si trova la cervicale. Quindi è necessario conoscere le funzioni della regione da trattare e le connessioni anatomofunzionali.

- Funzioni: sostegno, mobilità e stabilità del capo.
- Connessioni anatomofunzionali con il capo: il capo, spesso ce ne dimentichiamo, è la parte più pesante del nostro corpo e sede di importanti sistemi recettoriali per l’equilibrio, il movimento e la postura. Nel capo infatti risiedono due tipi particolari di muscoli che possono avere ripercussioni sulla postura del capo e di conseguenza sulla cervicale: i muscoli masticatori (tra i quali troviamo il più forte di tutto il corpo: il massetere) e i pellicciai (detti mimici).
- Connessioni anatomofunzionali con il tronco (cingolo scapolomerale, clavicole e gabbia toracica tramite trapezi, elevatori della scapola, sternocleidomastoideo, definito anche SCOM, e scaleni).

Per fare un buon lavoro, di conseguenza, dovremo lavorare su 5 punti con la fondamentale comune dell’Allungamento assiale (lavoro sempre cercando di creare spazio tra le vertebre e sentire il capo leggero sul collo).

1. Automassaggio della muscolatura del collo (mm trapezi, complesso estensorio e flessorio e mm sottoccipitali) e del cranio (muscoli masticatori massetere, temporale e sottoioidei).
2. Detensionamento della muscolatura superficiale flessoria ed estensoria del collo e della muscolatura che connette il cingolo scapolomerale al tratto cervicale (trapezio, elevatore della scapola, scom, scaleni e splenio).
3. Mobilità attiva assistita (dai props o dalle proprie mani) e attiva del tratto cervicale su tutti i piani di movimento anticipata dalla mobilità oculare.
4. Mobilità del cingolo scapolomerale e di tutta la colonna alla ricerca del neutro.
5. Tonificazione della muscolatura stabilizzatrice.


Esempi di sequenze di esercizi da poter inserire o all’inizio o alla fine della lezione

RISCALDAMENTO IN STAZIONE ERETTA
Esercizio fondamentale: autotrazionamento della cervicale verso l’alto cercando di creare un effetto di pompage.
1. Automassaggio della zona cervicale:
- muscoli paravertebrali complesso estensorio (con il “tallone” della mano eseguire movimenti ampi e circolari nella parte più laterale poi con i polpastrelli eseguire dei piccoli movimenti rotatori nella parte mediale vicino alle vertebre);
- massaggio della base del cranio (con la nocca degli indici pigiare e massaggiare tutta la base del cranio posteriormente fino alla mastoide soffermandosi sui mm sottocipitali e insistendo nelle zona più dolorosa);
- massaggio dei mm masseteri e temporali (con i polpastrelli di indice e medio eseguire movimenti circolari e profondi)
2. Allungamento:
- della muscolatura estensoria del capo (portare le mani in posizione crunch, chiudere i gomiti, flettere il capo portando il mento allo sterno e rimanere nella posizione per 4 cicli respiratori cercando di rilassare la muscolatura all’espirazione);
- della muscolatura flessoria del capo (intrecciare le mani a pugno, portarle sotto il mento, appoggiare il mento al pugno e portare in estensione il capo e mantenere la posizione per 3 cicli respiratori).
3. Mobilizzazioni del capo nei vari piani di movimento cercando di far anticipare il movimento dello sguardo a quello del capo che va nella direzione del movimento.
4. Esercizi di mobilizzazione:
- della scapola e della spalla in catena cinetica aperta cercando di mantenere il capo leggero sul collo;
- esercizi di mobilizzazione globale della cervicale facendo attenzione al capo che diventa il motore del movimento e ricerca il neutro alla fine di ogni esercizio.
5. Esercizi per la tonificazione della muscolatura depressoria del cingolo scapolomerale in catena cinetica aperta o contro la parete (sternum drops alla parete) oppure mobilizzazioni di un arto superiore mentre l’altro stabilizza e spinge).

FASE FINALE DELLA LEZIONE DA SUPINI
Fondamentale: mani in posizione di crunch, capo rilassato nelle mani, piccolo “sì” con il mento e autotrazionamento del rachide cervicale.
1. Automassaggio:
- cervicale (mani intrecciate che afferrano la cervicale e compiono un movimento rotatorio ampio sulla muscolatura);
- massaggio della muscolatura sottoccipitale (afferrare il capo a mani piene e con i pollici andare a pigiare prima e fare movimenti rotatori poi sulla muscolatura alla base del cranio);
- massaggio della muscolatura temporale e dei masseteri (movimenti rotatori con i polpastrelli di indice e medio).
2. Allungamento della muscolatura estensoria, della flessoria laterale e quella addetta alla inclinazione del capo.
3. Mobilizzazioni:
- passive del capo (mani intrecciate che afferrano il capo e lo mobilizzano cercando di compiere dei movimenti rotatori e movimenti a “8”);
- mobilizzazioni attive mantenendo ben a contatto l’occipite al tappetino e facendo precedere il movimento dagli occhi.
4. Esercizi di mobilizzazione delle braccia cercando di mantenere la stabilità della scapola, le braccia leggere nell’esecuzione dei movimenti e il capo ben appoggiato al materassino.
5. Portarsi seduti con le gambe in frog position, mobilizzare l’intera colonna cercando di far partire il movimento dal capo e viceversa (muovere la colonna con partenza dal bacino cercando di rilassare il capo e far sì che segua il movimento della colonna), terminare con delle autotrazioni del capo verso l’alto.

Tra i props da utilizzare vi consiglio: ring, elastiband, softball per i punti 2-3-4-5 e palline da tennis, non troppo dure, soprattutto per i massaggi nella zona dorsale alta e sottooccipitale senza andare ad agire direttamente sulla colonna. Conoscendo la funzione, la sede, l’azione del rachide cervicale e l’azione e localizzazione dei muscoli ivi connessi che possono contrarsi in maniera non funzionale in situazioni di disfunzioni potete creare tutta la sequenza di esercizi che volete ricordando che il sapere non è ancora sapere se non lo si mette in pratica.

Buona pratica a tutti!

Pubblicato in Performance n. 2 - 2019
Lunedì, 15 July 2019 16:54

Side Kick con la Wunda chair

Oggi vediamo insieme al nostro docente pilates master trainer Gianpiero Marongiu un esercizio con la Wunda Chair. Il nome “sedia” non ci deve trarre in inganno: non è qualcosa di comodo e rilassante, ma è uno strumento creato per consentire agli allievi più avanzati un workout a domicilio.

In questo particolare esercizio si andrà a lavorare sulle fasce muscolari interne ed esterne delle gambe con il conseguente miglioramento della circolazione sanguigna e l’allungamento dei muscoli.

È importante mantenere sempre l’allineamento della colonna vertebrale, tenere in attivazione costante la gamba sotto, senza perdere il controllo del piede e della gamba che sta sopra.

 


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L’universal reformer” è certamente l’attrezzo più emblematico del metodo Pilates poiché comprende in un unico strumento le possibilità di differenti attrezzi. Lo stesso Joseph Pilates affermava spesso: “Perché usare la mia forza? Meglio una macchina che lo faccia per me e che mi permetta di concentrarmi sul movimento”.

In questo video, la nostra docente Stefania Giuliani ci propone una serie di esercizi per l'allungamento muscolare e il rinforzo del core:
1) Long stretch;
2) Elephant classic;
3) Kneeling front arm: queen, hug a tree, salute;
4) Front split prep.

 


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Lunedì, 18 March 2019 16:09

Esercizi con la Wunda Chair

La Wunda Chair rappresenta l’attrezzo più avanzato dell’intero repertorio Pilates: consente di individuare, con estrema facilità, i punti deboli di ognuno e, proprio per questo motivo, costituisce un ausilio imprenscindibile per poter risolvere le suddette carenze. Il lavoro con la Chair, consente di esplorare in profondità i movimenti del corpo, cercando di “scoprire” dove nasce il movimento: solo una posizione di partenza ottimale ci consente un movimento corretto e funzionale!

In questo video Gianpiero Marongiu, docente senior del settore Pilates FIF ci mostra 5 esercizi.

• Il 1° esercizio è il Cat Stretch, che richiede un controllo ottimale della muscolatura addominale profonda, sviluppando l’articolarità del rachide.
• Il 2° esercizio è il Prone Triceps, che appartiene alla categoria Arti superiori.
• Il 3º esercizio è Prepilates dello Swan Dive, appartenente alla categoria Linea Posteriore.
• Il 4° esercizio è lo Standing Triceps Backward, eseguito prima con entrambi i piedi in appoggio sui pedali e, successivamente, con una sforbiciata sagittale, quindi con un solo piede in appoggio sui pedali.
• Il 5° esercizio appartiene alla categoria Lavoro Integrato: Swan and Beats.

 


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Giovedì, 07 February 2019 15:50

Swan dive: esercizio di pilates advanced

In questo video si sviluppa la mobilità e la stabilità della colonna in estensione. L'esercizio, eseguito dal docente federale Donato De Bartolomeo, si chiama swan dive (tuffo del cigno) ed è svolto nella versione avanzata del metodo Pilates.

 


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Mercoledì, 19 December 2018 12:38

Allenare il metodo Pilates con le grandi macchine

UNA VALUTAZIONE ANALITICA DELLE CARATTERISTICHE E DEI PRINCIPALI BENEFICI DEI GRANDI ATTREZZI

Il metodo Pilates è ormai una disciplina consolidata nelle palestre di tutto il mondo. Molti pensavano che sarebbe stata una disciplina di moda e che avrebbe subito un arresto come tante meteore nel mondo del fitness. Dopo una iniziale esplosione si è assistito ad un assestamento fino ai giorni nostri, dove il Pilates è una realtà che occupa migliaia di insegnanti. Rispetto all’inizio in cui tutti si avvicinavano al metodo spinti da semplice curiosità, oggi solo i motivati decidono di frequentare un corso.

Nella maggior parte dei casi si tratta di persone con problemi alla schiena, o in una fase di post riabilitazione oppure solo per conservare un corpo efficiente. Nel frattempo il metodo ha subito profondi cambiamenti rispetto a come lo intendeva il suo inventore. Il metodo che spesso è fonte di ispirazione verso altre discipline, è stato integrato con elementi che non sempre fanno parte del repertorio classico. Il futuro del metodo è nella ricerca continua nel dettaglio, sempre meno a “scopo Fitness”, sempre più riabilitativo. Negli ultimi anni stiamo assistendo al grande successo delle grandi macchine; il vero genio del Metodo Pilates risiede in questi grandi attrezzi il cui utilizzo consente di lavorare con tutti i soggetti e di curare e prevenire diverse patologie.

All’occhio del neofita le macchine del Pilates sembrano strani attrezzi di tortura, nella realtà si scoprono come un meraviglioso ausilio alla pratica del metodo donando una esperienza di movimento nuova che aumenta la consapevolezza del proprio corpo e la percezione di maggior leggerezza e allungamento. Sebbene la maggior parte degli studi Pilates propongano soprattutto lezioni con il Reformer in quanto attrezzo più noto e versatile, il mondo delle grandi macchine presenta una gamma di attrezzature che rispondono al completamento dei principi del metodo; si tratta della Wunda Chair, del Ladder Barrel, dello Spine Corrector, della Cadillac, della Tower e dello Springboard.

Le origini e i segreti
La loro creazione si deve ad un preciso periodo della vita di Joseph Pilates che durante la Prima guerra mondiale fu internato in Gran Bretagna dove si trovò a contatto con i soldati costretti alla immobilità e bisognosi di terapie riabilitative. Fu in questa particolare occasione che iniziò la costruzione di specifici macchinari che potessero aiutarli, utilizzando oggetti di uso comune tra i più poveri di cui potesse disporre rivisitandoli in una chiave appunto riabilitativa. La Cadillac prese forma da un letto da campo a cui agganciò delle molle e delle pulegge; la Tower nacque dall’idea di attaccare le molle dei materassi alla spalliera del letto. Si racconta che l’utilizzo di queste due prime antenate attraverso l’applicazione di specifici esercizi portò ad una totale guarigione dei soldati ammalati rendendoli immuni alla epidemia di influenza del 1918. Qualche anno dopo Pilates lavorò come artista nel mondo circense e fu in quell’ambiente che realizzò la Wunda Chair e a seguire trasformò la perfetta metà di una botte di birra in quello che possiamo definire l’antenato del Barell... e cosa ne fece del cerchio di ferro della botte? Beh cosa se non trasformarlo “magicamente” in un primo piccolo attrezzo chiamato “Magic Circle”?

La funzionalità delle Grandi Macchine
La grande rivoluzione portata nel mondo del movimento da Joseph Pilates è senz'altro da attribuire all’introduzione delle molle. La loro principale caratteristica sta nel consentire di eseguire un movimento più fluido producendo una resistenza che non si esaurisce durante l’esecuzione dell’esercizio. La maggior parte delle Macchine Pilates (Reformer, Wunda Chair, Cadillac, Tower, Springboard) funziona attraverso l’utilizzo di queste molle di diversa resistenza che regolano l’intensità degli esercizi e al contempo producono un’assistenza nell’esecuzione degli esercizi più complicati.
La FIF offre una serie di corsi di formazione altamente specializzati in tutto il repertorio non solo matwork, ma anche dei grandi attrezzi.
Analizziamo insieme le caratteristiche delle Macchine che danno il nome ai principali corsi del Fitness Academy FIF.

Reformer, Wunda Chair, Cadillac e Spine Corrector
Il Reformer è dotato di un carrello mobile e di un sistema di cinghie e molle studiato appositamente per rendere agevole, sicuro ed efficace l’allenamento; consente non solo di tonificare ma anche di allungare la muscolatura.
La Wunda Chair rappresenta in pratica una “scatola” dotata su di un lato di un pedale collegato a delle molle, cui si possono aggiungere delle cinghie per lavorare le braccia e le gambe; si presta a una molteplicità di esercizi che allenano la resistenza, la forza e l’equilibrio.
La Cadillac, il cui nome richiama l’idea della storica auto di lusso, e definita anche Trapeze Table, fu appunto scelta da Joseph Pilates per indicare uno dei macchinari più caratteristici della sua disciplina. Si presenta come un letto a baldacchino composto da tantissimi elementi: cinghie per lavorare le gambe e le braccia, una barra per allungarsi, maniglie per appendersi. Nelle lezioni di gruppo è egregiamente sostituita dalla Tower su cui è possibile eseguire l’80% del repertorio della “sorella maggiore”.
La Spine Corrector è una struttura a forma di tartaruga con un gradino arrotondato collegato o separato (come nel modello Spine Wave prodotto da Pilates Factory) ad una curva ergonomica dotata di un’imbottitura che fornisce supporto e morbidezza e su entrambi i lati di diverse tipologie di maniglie per l’aggancio; permette di aumentare la forza e la flessibilità della schiena e grazie alla sua robustezza consente anche di eseguire esercizi in piedi.

I principali benefici del Pilates con i macchinari
• RIDUZIONE DEL MAL DI SCHIENA Il Pilates con i macchinari consente di eseguire i movimenti in sicurezza, secondo l’angolo di movimento e soprattutto senza sforzo a carico della schiena
• RIDUZIONE DEI DOLORI ARTICOLARI I macchinari sono fruibili da tutti e grazie alle diverse resistenze ed angolazioni permettono di aumentare la forza fisica, senza caricare eccessivamente le articolazioni e migliorandone progressivamente il range di movimento.
• TONIFICAZIONE E RINFORZO MUSCOLARE I macchinari guidano l’esecuzione degli esercizi permettendo un coinvolgimento analitico dei gruppi muscolari che si intendono potenziare.
• MIGLIORAMENTO DELLA POSTURA Sono strumenti fondamentali per recuperare un buon equilibrio posturale grazie soprattutto alla loro capacità di aumentare la consapevolezza del corpo.
• MIGLIORARE LA FLUIDITÀ DEI MOVIMENTI Riducendo il sovraccarico articolare e lavorando la muscolatura con il minore sforzo possibile, le grandi macchine rieducano i movimenti rendendoli più controllati e fluidi.
• RECUPERARE DAGLI INFORTUNI I grandi attrezzi sono anche ottimi strumenti per chi vuole curare le proprie asimmetrie e recuperare la forma fisica post infortunio.
• SUPPORTARE LA PREPARAZIONE SPORTIVA Sono degli strumenti ottimi per gli sportivi, per i ballerini, e per coloro che vogliono aumentare le loro prestazioni fisiche potenziando l'elasticità e l'armonia del gesto sportivo.
• OTTENERE RISULTATI IN TEMPI BREVI L’utilizzo dei macchinari per tutte le caratteristiche e i benefici fin qui elencati, permette il raggiungimento di buoni risultati in un tempo inferiore rispetto a quanto richiesto dal Pilates Matwork.

La configurazione media di uno studio Pilates
Non esiste una vera e propria configurazione “standard” di uno Studio Pilates, ma si possono distinguere due possibili soluzioni tra cui scegliere sulla base della grandezza della superficie di cui si dispone.
La prima soluzione riguarda la possibilità di realizzare uno spazio unico suddiviso in due aree: una allestita con le grandi macchine e l'altra libera per le lezioni di Pilates matwork. In questa particolare configurazione lo spazio potrebbe aggirarsi tra i 50/70 mq e può essere contemplato all'interno di un centro fitness, in tal caso è essenziale una sua ubicazione in una zona dove il relax fisico e mentale sia realmente possibile, oppure può essere ideato come Studio Pilates privato identificato tra la categoria di studi di piccole dimensioni in stile open space in cui si includono una reception e due spogliatoi per uomini e donne di piccole dimensioni.
La seconda soluzione fa riferimento ad uno studio che preveda la possibilità di adottare spazi più ampi suddivisi in due sale distinte: una in cui sono ubicati i grandi attrezzi e l'altra in cui si svolgono lezioni di Pilates matwork e piccoli attrezzi. Questa ideale configurazione rappresenta maggiormente il caso di uno Studio Pilates privato la cui superficie può variare dai 50 ai 70 mq per singola sala a cui aggiungere sempre una reception e due spogliatoi, in tal caso di dimensioni un po' più grandi rispetto alla prima configurazione. In entrambe le soluzioni è importante incrementare l’ambientamento positivo del cliente; l’illuminazione deve essere calda, diffusa e mai diretta, giacché il cliente è spesso sdraiato con gli occhi rivolti al soffitto. Inoltre, nel caso specifico di uno spazio Pilates interno ad un centro Fitness, è da evitare l’impatto acustico, ad alto volume, delle altre attività presenti nel palinsesto delle lezioni.
È altresì importante attuare una scelta strategica nell'acquisto dei grandi macchinari sia per le diverse dimensioni sia per le diverse disponibilità economiche dei centri fitness o degli imprenditori privati. Gli attrezzi considerati indispensabili dalla maggioranza degli istruttori del metodo Pilates sono certamente il Cadillac, il Reformer, la Wunda Chair e la Spine Corrector, perché la loro applicazione è appannaggio sia della riabilitazione che del fitness. Generalmente la configurazione media di uno Studio che possa soddisfare 7-8 clienti/ora nell’ambito di un programma di personal training di gruppo, che è l'essenza dell'applicazione del metodo Pilates, prevede una Cadillac, due o tre Reformer, una Chair, una Spine corrector o più Step Barrel, a cui aggiungere un numero da 7 a 10 Magic Circle, Softball, Foam Roller e Half Roller. Un nucleo di attrezzature di partenza che in base alla grandezza degli spazi e alla conseguente capienza di un numero specifico di clienti può avere un costo medio di circa diecimila euro che si può poi evolvere in base alle esigenze specifiche, in base al tipo di clientela e di attività del Centro con una configurazione sempre più mirata.

Come amava affermare Joseph Pilates: “dieci sedute per sentirsi meglio, venti per migliorare il fisico, trenta per un corpo fluido e agile”.
Integrando le grandi macchine al Pilates Matwork, il successo è più rapido e assicurato!

Pubblicato in Performance n. 3 - 2018