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Medicina rigenerativa e cellule staminali

Scritto da Massimiliano Noseda

ATTUALI APPLICAZIONI IN AMBITO ORTOPEDICO-SPORTIVO


In questo numero di “Performance”, Massimiliano Noseda, medico specialista in Medicina fisica e riabilitazione e in Igiene e medicina preventiva, nonché docente universitario ci parla della medicina riabilitativa e delle cellule staminali, un argomento che non deve spaventare, ma incuriosire soprattutto i numerosi docenti di fitness che possono apprendere nozioni aggiuntive da trasmettere ai propri allievi sulle attuali applicazioni in ambito ortopedico-sportivo, considerando l’alta diffusione delle patologie articolari.


Con il termine medicina rigenerativa si intende una nuova e promettente branca medica che può avere sia la finalità di contrastare il naturale invecchiamento biologico sia quella di trattare differenti patologie di tipo traumatico o degenerativo in modo conservativo, ovvero senza far ricorso alla chirurgia classica come ad esempio quella protesica, che in questo modo può essere procrastinata e in alcuni casi anche evitata. La metodica si utilizza già da anni con successo in vari campi della medicina come l’ambito oculistico dove è largamente impiegata nella cura delle maculopatie su base degenerativa o quello estetico plastico ricostruttivo, sia con finalità volumizzante e riempitiva, sia nella correzione di inestetismi da perdita di sostanza di natura postraumatica o iatrogena. Da circa tre anni è iniziato il suo uso anche in ambito ortopedico-sportivo per il trattamento di diverse patologie traumatiche e degenerative a livello sia osteoarticolare sia muscolotendineo. Può essere impiegata quindi in qualsiasi distretto anatomico nella cura di ritardi di consolidamento, artrosi, condropatie, meniscopatie e tendinopatie prima di ricorrere alla chirurgia classica quando le cure conservative di tipo farmacologo e riabilitativo non hanno portato al successo sperato. Tale metodica si effettua a livello ambulatoriale, prevede la presenza simultanea di un ortopedico e di un anestesista e richiede un tempo medio di esecuzione di circa 40 – 60 minuti. Si effettua in anestesia locale con eventuale blanda sedazione e consiste in un autoinnesto di tessuto adiposo. In pratica si effettua un piccolo prelievo dall’adipe dal paziente, tipicamente dalla regione addominale o dai fianchi, mediante un ago cannula. Il materiale così raccolto viene aspirato in un sistema di filtrazione chiuso e sterile che permette di separare tramite centrifugazione i residui oleosi dalle cellule mesenchimali attivate. Queste ultime costituiscono un particolare tipo di cellula staminale che, reiniettata sempre nella stessa seduta nella regione da trattare mediante guida ecografica o radiologica, è in grado di stimolare nella nuova sede di inoculo i processi riparativi naturali dell’organismo stesso. A scopo puramente esemplificativo se tali cellule vengono utilizzate nel trattamento di una condropatia cartilaginea saranno in grado non solo di trasformarsi in condrociti, ovvero nelle cellule di cui la cartilagine è naturalmente costituita, ma anche di attivare localmente i processi antinfiammatori naturali e di integrarsi armonicamente con le cellule indigene, cioè già presenti in tale sede. La procedura descritta consente di trattare più distretti corporei nella stessa seduta e porta a un miglioramento significativo e progressivo in termini sia di riduzione del dolore sia di recupero funzionale. Inoltre a differenza di altre tecniche, come il prelievo del midollo osseo dalla cresta iliaca precedentemente utilizzato, non c’è perdita di tono muscolare, poiché il soggetto riprende nel giro di un paio di giorni le sue consuete attività lavorative o sportive senza dover sottostare ad alcun periodo di immobilizzazione forzata. Non vengono poi effettuate incisioni importanti nella sede di prelievo e pertanto non sussiste il rischio né di perdita ematica cospicua né di esisti cicatriziali evidenti e indesiderati. Si noti infine che trattandosi di un innesto di tessuto adiposo prelevato dal paziente stesso non vi è neppure rischio di rigetto e che, considerata la mininvasività della metodica, le comuni complicanze ortopediche associate a ogni procedura chirurgica, come infezioni ed eventi vascolari avversi, sono davvero molto rare e ridotte al minimo. L’utilizzo in ambito ortopedico-sportivo delle cellule mesenchimali è quindi non solo possibile ma anche già concretamente attuabile in molte strutture sanitarie ortopedico-riabilitative con indubbio beneficio per il paziente. Tuttavia, proprio la relativa giovinezza della metodica e quindi anche il breve tempo di osservazione dei soggetti a oggi trattati non ci consentono di conoscere la durata reale del trattamento ovvero di sapere se la gestione di ogni paziente richiede sempre e solamente una singola seduta o se nel corso degli anni questa procedura deve essere ripetuta e con quale frequenza. Di certo comunque al fine di ottimizzare e mantenere il beneficio ottenuto l’innesto con cellule staminali mesenchimali deve essere successivamente e costantemente integrato non solo con una dieta personalizzata in grado di controllare il peso corporeo e prevenire il sovrappeso, ma anche con sane abitudini motorie quotidiane e autonome in grado di mantenere localmente forza e trofismo muscolare.

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