La triade dell'atleta femminile
Scritto da Domenico BerniUNA SINDROME SEMPRE PIÙ FREQUENTE NEL MONDO SPORTIVO DELLE DONNE CARATTERIZZATA DA UN INSIEME DI DISTURBI FISICI E PSICHICI
La “Triade dell’atleta femminile” è una particolare sindrome con alti rischi patologici legata ai problemi dello sport eccessivo e della dieta: l’esercizio fisico e la preparazione atletica sono attività sane ma se non sono vissuti col giusto equilibrio, le giuste accortezze e competenze possono nascondere gravi insidie per la salute. Alcune atlete, ma le donne in generale, specie dall’adolescenza in poi, condizionate dalla pubblicità e da modelli estetici distorti, sono indotte a nutrirsi troppo poco o a fare troppo esercizio fisico perché ossessionate dall’idea della magrezza e dalla volontà del successo.
Nel 1992 l’American College of Sports Medicine (ACSM) ha definito la “Triade dell’atleta femminile” individuando e classificandone gli aspetti: tre sono le malattie che si possono sviluppare quando una ragazza o una giovane donna esegue una dieta estrema o pratica troppo esercizio fisico, sono tre fattori patologici correlati, perciò, se un’atleta soffre di un elemento della Triade, è possibile che contemporaneamente soffra anche degli altri due aspetti.
Le tre condizioni con le conseguenze patologiche sono:
• Il deficit energetico con o senza disturbi alimentari: abitudini alimentari anormali (cioè diete drastiche) o eccessivo esercizio fisico portano il corpo a non ottenere abbastanza nutrizione ed energia con conseguenza di senso di stanchezza, perdita notevole di peso, maggior tempo di guarigione delle ferite.
• La disfunzione mestruale: la cattiva alimentazione a basso apporto calorico, richieste di alta energia per l’eccessivo sport, lo stress fisico ed emotivo o la bassa percentuale di grasso corporeo possono portare a cambiamenti ormonali che bloccano i periodi mestruali (amenorrea/oligomenorrea), ad elevati livelli di beta-carotene nel sangue, anemia, ipotensione ortostatica, squilibri elettrolitici, ipoestrogenismo, atrofia vaginale e bradicardia.
• L’osteoporosi precoce (densità ossea bassa per l’età): la mancanza di mestruazioni interrompe i processi di costruzione ossea del corpo e indebolisce lo scheletro, rendendo le ossa più fragili e quindi soggette a fratture.
Le atlete con un rischio maggiore sono appunto quelle che restringono il loro introito calorico, svolgono allenamenti faticosi per lunghi periodi, il più delle volte si trovano in over training sindrom (o.t.s. - sovrallenamento) senza saperlo, o hanno una dieta vegetariana o limitata a pochi tipi di nutrienti.
La dieta è il fattore comune di partenza ma le cause vanno ascritte anche alle influenze ambientali e sociali, alla predisposizione psicologica, spesso anche alla bassa autostima, alla famiglia, ai fattori biologici e genetici. Infine, non trascurabili sono alcuni motivi come un inizio precoce dell’attività sportiva agonistica, eventuali infortuni e l’aumento di intensità, frequenza e volume degli allenamenti (O.T.S.).
Per la complessità della patologia, ma soprattutto per la correlazione di tanti aspetti, un intervento per il trattamento della Triade non può non richiedere la collaborazione di un team di medici professionisti, primo fra tutti il medico di famiglia, il pediatra, il ginecologo, l'ortopedico e, nel caso di atlete, il coinvolgimento del preparatore atletico, del nutrizionista e dello psicologico con conoscenze specifiche nell’ambito sportivo. Il trattamento prevede di ristabilire l’equilibrio incrementando le calorie della dieta o diminuendo quelle bruciate, attenuando gli allenamenti o perfino ipotizzandone un fermo più o meno lungo.
Perciò da questo punto di vista diventa di fondamentale importanza il ruolo dell’allenatore nel gestire i carichi e parametri dell’allenamento ed effettuare una giusta programmazione degli allenamenti per evitare di incappare nell’O.T.S. Per un intervento ancora più precoce, e quindi efficace, è fondamentale un approccio culturale diverso, con un’adeguata informazione e formazione delle atlete stesse, ma soprattutto una consapevolezza delle famiglie, degli allenatori e di tutto il sistema che ruota intorno al mondo sportivo in modo che la salute dell’atleta sia sempre al primo posto al di là della performance.
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