ORIZZONTI POSTURALI - La relazione mente-corpo
Scritto da dott. Mattia Betti*LE BASI SCIENTIFICHE DELL’APPROCCIO DELLE DISCIPLINE CORPOREE NELLA GESTIONE DEL DOLORE
*Osteopata D.o.m R.o.i Postural Training Consultant
Mettere in contatto il proprio corpo con la plasticità rigenerativa del proprio cervello è il cardine della nuova Educazione Posturale per creare un nuovo paradigma sensomotorio e abbattere il dolore
Eccoci al dunque, disse il saggio al proprio discepolo… L’interesse verso la Postura come risultante di un processo cosciente e non cosciente, oggi mi porta qui, nel tentativo in poche righe di riflettere insieme riguardo alla gestione posturale che nasce e si alimenta nel cuore della conoscenza di questi due mondi: La Mente ed Il Corpo. Pochi spunti per farci viaggiare sulla brezza della Nuova Scienza Integrata dove Psiche, sistema neuro-endocrino, sistema immunitario, sistema fasciale collaborano nell’eterno scambio di informazioni che manifestano la chiara connessione di ogni processo-stimolo che vive in Noi.
Partiamo da un argomento-provocazione: il dolore somatico, che si verifica al livello superficiale in una certa area del nostro Corpo. Sappiamo chiaramente che può nascere da innumerevoli fattori ma fra i molti, per comprendere meglio, scelgo un isolamento sociale prolungato (un esempio che oggi conosciamo, purtroppo, tutti molto bene). Le Nuove Scienze dichiarano che le aree cerebrali che si attivano sono: l’insula e la corteccia anteriore del cingolato, dedite alla regolazione del dolore ma anche delle emozioni. L’insula dedita alla percezione corporea, ossia per il monitoraggio di ogni parametro e funzione dell’organismo si attiva, o meglio si iperattiva, generando sostanze infiammatorie e l’aumento della pressione arteriosa (Eisenberg “the neural bases of social pain). L’incremento dell’eccitazione di tutto il nostro sistema nervoso genera l’infiammazione neurogena che altro non è che una risposta che nel cronico (pensate a quanto è durato il nostro isolamento, e tutt’ora ne vive di sfumature meno evidenti ma ben presenti, credetemi!) causa fibromialgia, dolori pelvici, emicrania, fibrosi con interessamento di tutta la matrice miofasciale (Littlejohn”Neurogenic inflamation in fibromialgy”). Se quindi tali network esistono fra dolore, emozioni, percezioni, attivazione corporea, non ci deve stupire che ogni piccolo passo verso un intervento volto all’emozione e alla consapevolezza, possa essere di aiuto per la diminuzione del livello infiammatorio o di ipersensibilizzazione del nostro organismo.
Ora ribaltiamo il punto di partenza con questa domanda: quanto e perché molte discipline corporee come massaggio, meditazione, agopuntura, osteopatia, yoga, mindfulness, psicoterapia svolgono un’azione sedativa e ormonalmente favorevole alla diminuzione di tali livelli di criticità sul dolore?
Affrontiamo più in dettaglio i recenti studi su tali discipline corporee o terapie. I risultai mostrano miglioramenti dei livelli di ansia, stress, depressione: lo Yoga, nelle sue più svariate forme, è utile nel regolare cortisolo, pressione arteriosa, glicemia, colesterolo (Pascoe MC, Thompson DC 2017), nel miglioramento associato alla sclerosi multipla; la mindfulness è atta al miglioramento della mobilità quotidiana, nella diminuzione del dolore fisico e affettivo in molteplici casi quali ad esempio: lombalgia, cefalea, dolore muscolo-scheletrico posturale (Majeed MH, Ali AA, 2017). La Mindfulness (come tecnica ovvero mindfulness-based stress reduction o meditazione diretta alla compassione verso se stessi egli altri) ha trovato un riscontro di miglioramento sulla mobilità muscolo-scheletrica e nella gestione del dolore nelle attività quotidiane e nella sua diminuzione, nella regolazione del cortisolo, dei ritmi circadiani e di produzioni di interleuchine IL-6: ricordiamo che tali citochine infiammatorie sono, secondo gli ultimi studi, correlate all’instaurarsi della infiammazione, inizialmente processo difensivo dell’organismo, ma nel cronico se non gestita può causare un aggravamento (vedi tempesta citochinica nella Sars cov 2). Lo sapevate che tali Discipline (Yoga, Qi Qong, la psicoterapia, la mindfulness) sostengono il sistema immunitario e che in caso di tumore e immunodeficienza (HIV) favoriscono la secrezione di IL1, la proliferazione di cellule NK (Natural Killer) ovvero globuli bianchi coinvolti sia nelle risposte immunitarie innate sia nell’immunità acquisita; oltre poi a difendere l’organismo da attacchi esterni, riconoscono e uccidono le cellule tumorali, e sono coinvolte nei fenomeni dell’autoimmunità; e ancora la proliferazione di cellule T helper (linfociti aiuanti) e T citotossici (linfociti che intervengono nella eliminazione virus o cellule tumorali) con la regolazione del livello cortisolo, aiutandone la depressione e la longevità in pazienti oncologici anche di oltre 2 anni (Giese Davis;Collie K,Rancourt e al 2011). Se la autoconsapevolezza può fare così tanto riflettiamo sul potenziale della conoscenza e soprattutto la conoscenza del dolore, integrando la teoria del cancello (andate a rileggere l’articolo) con nuove teorie evidence based…. Veniamo al dunque, il dolore viaggia per vie nocicettive (ovvero stimolo che descrive la pericolosità, ad esempio di un determinato movimento in un arto infortunato) e considerare tali vie come vie uniche del dolore è una leggerezza (Melzack) che stiamo pagando con l’incremento del dolore cronico (Moseley,Pain Manag.2012). Melzack afferma, con molti casi studio (vedi arto fantasma), che il dolore presente, esempio dopo un’amputazione, risiede nell’interazione di più sistemi che si accendono come in caso di stress, ansia, infiammazione, febbre, tramite la quale l’organismo protegge il suo intero Sé (Melzack, Pain and Neuromatrix in the brain 2001). Numerosi studi evidenziano i misteri sul dolore, persone piegate in due dal dolore ma senza danni strutturali, operazioni chirurgiche su ernie che non producono nessun effetto sul dolore cronicizzato.
Il dolore, come sottolinea Melzack, è una strategia del nostro Corpo atto a proteggersi e a conferma di quanto detto sempre più studi ci portano alla luce la modesta efficacia, terapie quali la chirurgia, la psicoterpia comportamentale, mirate specificatamente all’area che fa male (lo stesso riguarda terapie farmacologiche; Apkarian, Baliki Predicting transition to chronic pain 2013).
Concludendo, le discipline corporee non mirano a sostitursi a nessuna terapia, ma nel caso di dolore cronico, l’azione corporea può influenzare i livelli di disequilibrio (riorganizzando le mappe sensomotorie cerebrali, quindi la postura stessa), tralasciare, in caso di cronicità del dolore, i vecchi paradigmi biomeccanici, per cui riparando la lesione si ristabiliscono i sistemi funzionali, dirigendosi verso nuovi approcci:
◆ un programma di rieducazione senso motoria basata su obiettivi quantitativi (esempio in presenza di cronicità a livello della schiena, camminare per un certo tempo, o per un dato percorso, e non sul dolore)
◆ consapevolezza verso le proprie risorse e abilità
◆ nutrizione antinfiammatoria
Così si può creare un nuovo paradigma sensomotorio, che abbatte il dolore, mettendo in contatto il proprio corpo con la plasticità rigenerativa del proprio cervello. L’educazione su nuovi profili di intervento è essenziale, le persone devono sapere che il SN ha una sensibilità post attività, che può produrre dolore, ma che diminuirà la sua persistenza oltre le due ore, e che può evidenziare un errore di valutazione sul carico quantitativo proposto o effettuato, ma al di là di questo è fondamentale dare nuove soluzioni di adattamento al SN.
Grazie a questa nuova Educazione forse il dolore non passerà, vista la sensibilizzazione a livello centrale, ma sicuramente la sofferenza Sì, e questa condizione permetterà alle persone di vivere la propria vita con un equilibrio e una serenità maggiori, con più frecce al proprio arco, ricercando una più alta consapevolezza del sé.
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