UN PICCOLO PASSO VERSO LA COMPRENSIONE DELLA NEUROSCIENZA ATTRAVERSO LA TEORIA DELL'EMBODIMENT IN RELAZIONE AL LINGUAGGIO
L’idea che lo studio e l’analisi posturale si possano fermare ad una attenta valutazione biomeccanica potrebbe portare il nostro lavoro verso un limite osservazionale: il corpo vive di continue informazioni (input-output) provenienti dall’ambiente esterno e dirette verso ciò che ci circonda, ma in entrambi i casi ” interlinked” (collegate tra di loro) da un sofisticato “software” di elaborazione dati composto da molti sottosistemi che comunicano tra di loro: memoria, sistema somato-sensitivo, stato d’animo, natura del nostro pensiero, linguaggio.
Oggi il mio interesse è rivolto verso la comprensione della ricerca nelle Neuroscienze e come la lettura della nostra postura possa alimentarsi di nuovi interessanti concetti che coinvolgono il nostro corpo, la nostra mente.
Teoria “dell’Embodiment”
La teoria “dell’Embodiment”(impersonificazione o personificazione) è un approccio teorico e sperimentale in psicologia e nelle scienze cognitive e ha attirato negli ultimi anni parecchia attenzione. Esso presuppone che le principali attività cognitive della mente siano condizionate da certe proprietà del corpo come l’orientamento spaziale o i processi percettivi di base e ha rivelato interessanti applicazioni, ad esempio in ambito clinico e riabilitativo. In parole più semplici: si riferisce al ruolo e alla comprensione che attua il nostro corpo nelle esperienze quotidiane. Per esempio, in che modo il nostro corpo influenza il modo in cui pensiamo o parliamo?
Il pensiero e l’analisi dei processi funzionali nelle scienze cognitive hanno tendenzialmente “disorientato” la ricerca. Le scienze cognitive hanno sostenuto che la nostra “intelligenza”, l’abilità di percepire, pensare ed usare lo stesso linguaggio non sorgono da nessuna forma fisica. La nostra cultura occidentale ha unidirezionalmente dissociato il corpo dagli stati del pensiero; riflettiamo ad esempio in campo filosofico: già nell’antica Grecia con Platone che asseriva che il Corpo era una distrazione per la vita intellettuale e doveva essere sradicato dalla letteratura e dalla filosofia, oppure Sant’Agostino dove il corpo è fonte di peccato e debolezza, fino ad arrivare al dualismo Cartesiano che suddivide la realtà in res extensa (aspetto fisico e tangibile di ciò che ci circonda) e res cogitans (dimensione non materiale, comprende pensiero ed il frutto del pensiero stesso, la mente).
Il corpo è visto come una nave che trasporta il nostro pensiero, la nostra mente, senza influenzarlo. Se analizziamo tale presupposto viviamo nella dualità Corpo-Mente; diversi studiosi nel campo delle Neuroscienze (ramo della biologia o anche definito neurobiologia che rappresenta l'insieme degli studi scientificamente condotti sul sistema nervoso), hanno spostato l’attenzione sull’importanza attiva del corpo su elaborazione pensieri, linguaggio, memoria.
Riflettiamo insieme in relazione all’Embodiment:
1) Il concetto del Sé e chi siamo come persone è relazionato a tutte le attività collegate al Movimento e al Tatto.
2) La percezione non viene mediata solo dai recettori o analizzatori cinestesici (occhio,vista..etc), ma include tutto ciò che coinvolge il Corpo in azione.
3) Molti concetti astratti nascono da una base corporea di personificazione e continuano ad essere radicati su pattern sistemici collegati ad azioni corporee, movimenti.
4) La memoria, la memoria fotografica, il problem solving, non nascono da processi mentali interni, scissi dalla nostra corporeità, ma sono strettamente connessi a simulazioni sensoriali e motorie.
5) Le emozioni, la consapevolezza, il linguaggio si evolvono e continuano ad esistere come movimenti animati.
Il corpo sulla base delle affermazioni or ora enunciate, diventa essenziale se non preesistente alla costruzione del Sé. Interessanti sono i diversi approcci sul tale pensiero, studi empirici e non a dimostrazione di tale pre-ordinata organizzazione.
Foto 1: Embodiment: Body map of emotions (misurato con em-body)
Ricerca scientifica nelle Neuroscienze
Nuove evidenze scientifiche, in questo campo, suggeriscono che le esperienze di emozioni e le cognizioni ad esse collegate, sono associate a stati muscolari, tra cui espressioni facciali, posture del corpo e movimenti (Winkielman et al., 2015). La ricerca a sostegno di questa teoria ha dimostrato che il corpo è il “manipolatore “della postura ossia può influenzare le risposte psicologiche. Ad esempio una postura eretta, verticalizzata, da seduti è stata collegata a miglioramenti affettivi, stati, sentimenti di potere e sonnolenza rispetto alla postura crollata (Hao, Yuan, Hu e Grabner, 2014; Nair, Sagar, Sollers, Consedine, Broadbent, 2015; Ranehill et al., 2015; Riskind & Gotay, 1982).
Le espressioni facciali e le posture del corpo hanno dimostrato di influenzare risposte fisiologiche e psicologiche conseguenti a fattori di stress acuto. I partecipanti sono stati manipolati sperimentalmente per sorridere durante un fattore di stress e le espressioni facciali hanno riportato una riduzione minore in positivo durante il recupero ed avevano una frequenza cardiaca più lenta rispetto ai partecipanti con espressioni neutre (Kraft & Pressman, 2012). Inoltre, i partecipanti che sono stati manipolati sperimentalmente per avere una postura eretta durante lo stress (ciò ha portato ad avere una pressione del polso più alta), riportavano un umore migliore e maggiore eccitazione e hanno usato meno parole di emozione negativa rispetto a quelle manipolate per avere una postura crollata (Nair et al., 2015). Altre ricerche hanno ha mostrato che i partecipanti in una posizione supina (sdraiati) hanno riportato un calo di ansia anticipatoria prima di un fattore di stress rispetto a quelli in piedi, che possono comportare una differenza nel carico dei barorecettori (Lipnicki & Byrne, 2008). Vi sono altrettante prove dimostranti che modificare la postura del corpo possa influenzare la fisiologia, sebbene gli effetti siano complessi. Una postura più eretta tende ad essere associata a pressione sanguigna più bassa e temperatura del braccio più bassa, sebbene ci siano risultati incoerenti per gli effetti sul GSR (Gellman et al., 1990; Sun et al., 2012; Tikuisis &Ducharme, 1996; Tulen, Boomsma e Man in 't Veld, 1999; Wenger e Irwin, 1936). Altro esempio nella ricerca riguarda il camminare per brevi distanze; questo determina ed aumenta la risposta galvanica della pelle, (Galvanic Skin Reponse :GSR ,conosciuta anche come conduttanza cutanea o risposta dell'attività elettrodermica) è un indicatore affidabile dello stress. Si tratta di una misura del flusso di energia elettrica attraverso la pelle di un individuo. Quando l'individuo è sotto stress, la conduttanza cutanea aumenta a causa dell’aumentata umidità dell’epidermide e ciò determina un aumento del flusso elettrico (Selz et al. 2009). Si ricordano le due componenti coinvolte nella reazione di stress: l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e il sistema nervoso simpatico che fa parte del sistema nervoso autonomo insieme al sistema nervoso parasimpatico. Eventi stressanti o situazioni di emergenza causano cambiamenti dinamici del sistema nervoso autonomo, in particolare l’attività del sistema nervoso simpatico (SNS) aumenta e quella del sistema nervoso parasimpatico (PNS) diminuisce. In alternativa, le attività del parasimpatico sono dominanti nelle fasi di riposo. Il sistema nervoso simpatico e parasimpatico regolano la risposta galvanica cutanea, la variabilità della frequenza cardiaca, la pressione arteriosa e le onde cerebrali che sono i principali indicatori utilizzati per la misura dello stress (Sharma et Gedeon 2012).
Questa ricerca mirava a indagare se una camminata con postura eretta, producesse miglioramenti immediati a breve termine degli stati psicologici (stati affettivi, sentimenti di potere, sonnolenza e dolore percepito) e stati fisiologici (pressione sanguigna, pelle galvanica, risposta e temperatura della pelle) rispetto a una posizione di camminata crollata o depressa durante uno stress psicologico. In altre parole, sia verticale la postura ambulante può agire da cuscinetto contro lo stress rispetto a posizione di camminata crollata. È stato impiegato un esperimento in cui i partecipanti sono stati assegnati in modo casuale in entrambi i percorsi gruppo di postura eretta o gruppo di postura depressa. Simile al precedente studio (Nair et al., 2015; Wilkes, Kydd, Sagar e Broadbent, 2017), in uno è stato utilizzato il compito di stress (il test di stress sociale di Treviri:SSTT) per ottenere risposte affettive. È stato dimostrato che l'induzione di stress da laboratorio tramite questo test fa aumentare il cortisolo, la risposta galvanica della pelle, la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca, l'ansia, nonché peggioramento dell'umore negativo e riduzione della sonnolenza (Allen, Kennedy, Cryan, Dinan e Clarke, 2014).
È stato ipotizzato che i partecipanti alla posizione eretta camminando segnalerebbero stati affettivi meno negativi, maggiori sentimenti di potere, e meno sonnolenza dopo lo stress psicologico rispetto ai partecipanti alla postura di camminata crollata. È stato anche ipotizzato che i partecipanti alla postura eretta avrebbero una pressione del sangue in diminuzione, una bassa risposta galvanica della pelle e temperatura della pelle inferiore rispetto ai partecipanti alla postura di camminata crollata, suggestiva una risposta allo stress inferiore camminando sulle risposte psicologiche, mostrando effetti sull'affettivo parzialità e vigilanza della memoria. Persone indotte nel camminare con un "felice" stile ha richiamato più parole positive che parole negative, rispetto alle persone con camminata “infelice”.
La ricerca ha poi iniziato a esaminare gli effetti della postura durante il cammino con uno stile "depresso" (Michalak, Rohde e Troje,2015). Inoltre, dopo essersi impegnate in una postura crollata durante la camminata, le persone sane hanno sperimentato una riduzione della vigilanza rispetto a persone che adottano un modello di andatura saltante (Peper & Lin, 2012). Tuttavia ci sono state poche ricerche che studiano gli effetti della postura mentre camminiamo e sugli stati affettivi soprattutto durante lo stress. Se diversi stili del camminare alterano quindi le risposte fisiologiche e psicologiche allo stress questo potrebbe sia supportare la teoria dell'Embodiment che avere implicazioni per interventi di gestione sullo stress stesso.
Foto 2 tipologie di analisi della Camminata “depressa” ed” eretta”
L'Embodiment ”personificazione” e il Linguaggio
La teoria dell’Embodiment suggerisce che la partecipazione di determinate parti del corpo durante l’elaborazione dei concetti riferiti a un’azione o a un oggetto può attivare le aree senso-motorie corrispondenti, non solo quando produciamo azioni con quelle parti del corpo ma anche quando l’azione è eseguita da qualcun altro e osservata dal partecipante o quando è solo immaginata (Arévalo et al., 2007).
Esperimenti condotti in questi ultimi anni hanno portato alla scoperta di un tipo di neuroni che può fare da tramite tra il sé e gli altri: i neuroni specchio ("mirror neurons"). Questi neuroni, inizialmente scoperti nell’area F5 della corteccia premotoria frontale della scimmia (l’area originariamente descritta da Rizzolatti e Arbib), omologa dell’area di Broca nell’uomo (specificatamente dell’area 44), hanno una doppia funzione: da una parte si attivano quando la scimmia compie un’azione manuale, ad esempio afferrare un oggetto, dall'altra si attivano in modo simile quando la scimmia vede o sente un'altra scimmia o un uomo compiere la stessa azione (Koheler et al., 2002). Vedere o ascoltare un’azione finalizzata eseguita da un altro soggetto, attiva nell’osservatore gli stessi neuroni che si attiverebbero se fosse lui stesso a compiere quell'azione, rendendo in parte simili, da un punto di vista neurale, percezione e produzione. Questi neuroni specchio, quindi, suggeriscono una base neurale in parte comune per percezione e produzione dei movimenti (gestures), linguistici e manuali.
Nell'uomo il sistema "mirror" è stato dimostrato in maniera indiretta, mediante varie tecniche. Ad esempio, studi attraverso la PET (Tomografia a Emissione di Positrone) hanno mostrato che le due zone che compongono l’area di Broca contengono anche la rappresentazione di movimenti manuali; risultano, infatti, attivarsi quando si eseguono movimenti autoindotti, quando si immagina di ruotare le mani e quando si immagina di afferrare qualcosa con la mano. Dunque, l’area di Broca è coinvolta nelle rappresentazioni motorie della bocca e delle mani (Nicolai, 2006).
Studi realizzati attraverso MRI (Risonanza Magnetica funzionale) hanno mostrato come i neuroni specchio si attivino negli esseri umani sia durante l’osservazione di azioni eseguite con le mani sia durante l’osservazione di azioni eseguite con altre parti del corpo (ad esempio, la bocca, il viso o i piedi). Tornando all’articolo già citato di Arévalo et al. (2007), osservando un gruppo di 21 pazienti afasici (10 anomici, 6 Broca e 5 Wernicke), hanno notato che durante compiti di ripetizione, lettura e denominazione di immagini relative a oggetti (nomi) e azioni (verbi) selezionate in base ai parametri “manipolabile” vs “non manipolabile”, i pazienti denominano meglio i nomi rispetto ai verbi. In generale, sia nel gruppo di controllo che nel gruppo dei pazienti (indipendentemente dal tipo di afasia) la denominazione dei verbi è sempre meno accurata. Inoltre, il compito di denominazione, rispetto a quello di lettura e ripetizione, risulta più complesso per tutti.
Considerazioni finali
Il Quanto sia importante portare lo sguardo al di là delle nostre consolidate convinzioni e comprendere che l’atteggiamento posturale, manifestazione dinamica del nostro Essere, può determinare risposte e nuove strategie a problematiche muscolo scheletriche che tradizionalmente affrontavamo con schemi biomeccanici, assolutamente utili, ma in alcuni casi non risolutivi.. come sempre leggere per riflettere, non per asserire nuove verità, la conoscenza passa dalla continua (a volte massacrante) messa in discussione dei nostri ragionamenti posturali.
Ognuno di noi sente una connessione intima tra quello che siamo ed il nostro Corpo, la sopravvalutazione degli eventi cognitivi, pensieri che si concretizzano nella nostra mente, non esula dalla interpretazione che il nostro personale e unico vissuto corporeo fa di tali processi, potremo considerare tale aspetto come la massima espressione del Linguaggio del corpo che vive e governa la Mente, e non il contrario…..a voi le vostre considerazioni.
“Non c’è perché senza percome”
William Shakespeare (La commedia degli errori)
* Osteopata D.o.m R.o.i - Docente FIF settore Postura, Laurea in Scienze Motorie e Specializzazione in Scienze e Tecnica dello Sport
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