Il signor cortisolo
Scritto da Francesco Macchia
L'ORMONE SECRETO DALLE GHIANDOLE SURRENALI È NOTO PER LA FUNZIONE CATABOLICA CHE ESERCITA SUI MUSCOLI. DIVERSI AUTORI HANNO CONFERMATO CHE L’ALLENAMENTO PESANTE, ANCHE PER BREVE DURATA, STIMOLA IL RAPIDO RILASCIO DI CORTISOLO. QUESTA È UNA DELLE CAUSE PRINCIPALI DI PERDITA DI MASSA MUSCOLARE.
Il cortisolo è un ormone secreto dalle ghiandole surrenali in risposta a stati di stress. Tra i suoi vari effetti è nota la funzione catabolica che esercita nei muscoli. Probabilmente, una delle cause principali riguardante la perdita di massa muscolare durante il cosiddetto “superallenamento”, di stampo perlopiù anaerobico, è legata proprio alla maggior quantità di cortisolo presente, indotta dal prolungato stress allenante. In effetti, diversi autori hanno confermato che l’allenamento pesante, anche per breve durata, stimola il rapido rilascio di cortisolo. Studi di svariati ricercatori della Ball State University, del Colorado College e dell’Università del Connecticut, hanno analizzato le reazioni degli ormoni dello stress in relazione a una singola sessione d’allenamento in 7 powerlifter allenati (che non facevano uso di farmaci), e in 12 uomini non allenati. Tutti i soggetti hanno eseguito una serie di leg press sino all’esaurimento, utilizzando l’80% del proprio peso massimale su singola ripetizione. Sono stati prelevati campioni di sangue inizialmente in due momenti precedenti l’allenamento, ovvero a distanza di 30 minuti l’uno dall’altro, ma anche senza indugio al termine della sessione allenante, e 5 minuti dopo. I risultati hanno mostrato concentrazioni di ormoni, e sottoprodotti metabolici, decisamente più elevate rispetto ai valori basali, riferiti a: adrenalina, dopamina, noradrenalina, acido lattico, peptide atriale. Va detto inoltre che i sollevatori di peso hanno riportato i maggiori rialzi di renina e angiotensina, sostanze prodotte nei reni e aventi la funzione di aiutare il controllo della pressione arteriosa. Lo studio ha concluso che, anche una sola serie di allenamento ad alta intensità, possiede un incredibile effetto sugli ormoni dello stress e sugli ormoni regolanti i liquidi corporei.
Un gruppo di ricercatori dell'Università dell'Ohio e dell'Università di Memphis hanno esaminato la risposta ormonale in 33 uomini sani, ripartiti in tre gruppi, confrontando vari tipi di allenamento con i pesi in funzione dei carichi utilizzati, delle serie e del numero di ripetizioni:
■ gruppo A) 4 serie da 3 - 5 ripetizioni 3 minuti di pausa tra le serie;
■ gruppo B) 3 serie da 9 - 11 ripetizioni 2 minuti di pausa tra le serie;
■ gruppo C) 2 serie da 22 - 26 ripetizioni 1 minuto di pausa tra le serie.
Tutti i soggetti hanno eseguito solamente esercizi per il distretto inferiore del corpo (leg press, leg extension, squat) per otto settimane. Sono stati rilevati i valori basali degli ormoni sia all’inizio, sia alla fine dello studio. I livelli a riposo di testosterone e testosterone in forma libera (la forma attiva) sono aumentati per il gruppo A), mentre sono diminuiti sensibilmente per il gruppo B) e ancor più percettibilmente nel gruppo C). I livelli di cortisolo, viceversa, si sono innalzati soprattutto nel gruppo B). A ogni modo, tutti i gruppi hanno presentato, al termine dello studio, livelli più elevati sia di testosterone, sia di cortisolo, rispetto ai propri valori basali. Lo studio ha concluso che un allenamento più pesante (gruppo A) determina maggiori incrementi di forza, unitamente ad aumentati livelli di testosterone, decisamente più marcati rispetto agli altri allenamenti (gruppo B e gruppo C); allenamenti meno intensi sembrano promuovere un relativo calo delle concentrazioni di testosterone, e di contro favorire aumenti del cortisolo! Tuttavia, anche durante le sessioni di allenamento aerobico può sussistere un rialzo dei livelli ematici di cortisolo.
Un interessante studio (Jacks D., et al.) ha esaminato 10 giovani in esercizio sulla bike, a differenti livelli di intensità: bassa, moderata, elevata. Il livello elevato corrispondeva al 76% del VO2max, e i valori di cortisolo sono stati determinati nella saliva. Lo studio ha rilevato variazioni non significative nei livelli di cortisolo, durante attività fisica sia a bassa intensità, sia a moderata intensità, svolta per 40 minuti o anche meno; né tantomeno si sono riscontrate differenze nei livelli di cortisolo a riposo. Nel gruppo ad alta intensità, viceversa, si sono riscontrati aumenti di cortisolo in modo significativo dopo 59 minuti di attività fisica continuativa. Lo studio, in definitiva, afferma la possibilità di svolgere attività aerobica, praticamente a qualsiasi intensità, anche per circa un'ora, senza preoccuparsi degli effetti catabolici derivanti dall’aumento della concentrazione di cortisolo (riferimenti: Porcari J.P., et al; Rhea M.R. et al; Trappe S., et al).
Un altro studio (Viru A.M., et al) ha coinvolto 12 atleti di età media 20 anni, allenati con attività di resistenza. L'esperimento consisteva nell'eseguire in una prima sessione una sola corsa di 10 minuti al 70% del VO2max (intensità moderata), e in una seconda sessione una corsa prolungata di due ore immediatamente seguita dalla stessa corsa di 10 minuti al 70% del VO2max. Inoltre, per testare la forza muscolare è stato eseguito un test di esercizi anaerobici della durata di un minuto. La prima sessione (10 minuti di corsa al 70% VO2max) ha visto aumentare i livelli ematici di cortisolo e di ormone della crescita, unitamente a riduzione dei valori di insulina e nessuna variazione per il testosterone. La seconda sessione (2 ore di corsa prolungata + 10 minuti di corsa al 70% VO2max) ha mostrato riduzione dell’insulina, ma cambiamenti variabili del cortisolo e del testosterone, ovverosia in alcuni soggetti sono aumentati, in altri soggetti sono diminuiti. Ma il dato davvero interessante di questo studio è il seguente: coloro che hanno mostrato livelli di cortisolemia più elevati, a seguito della seconda sessione (2 ore di corsa prolungata + 10 minuti di corsa al 70% VO2max) hanno anche manifestato una maggiore forza muscolare durante il test anaerobico di un minuto! Tra le varie ipotesi più credibili vi è una più marcata disposizione della ghiandola pituitaria e delle ghiandole surrenaliche, tali da indurre un aumento della potenza neuromuscolare, intensificando il legame “mente-muscolo”. Un altro curioso aspetto di questo studio riguardava il fatto che alcuni atleti, nonostante un uguale livello di allenamento, ostentavano decisamente maggior affaticamento di altri, al termine della prova; una prima ipotesi è la minor/maggior resistenza ai meccanismi cerebrali, ad esempio indotti da flussi di serotonina, sostanza questa implicata nel fenomeno di insorgenza dell’affaticamento neuromuscolare (sfortunatamente, questo particolare aspetto del diverso grado di affaticamento non è dipendente dall'allenamento!); una seconda ipotesi potrebbe essere il meccanismo di liberazione delle endorfine, antidolorifici naturali presenti nel cervello in grado di attenuare la sensazione della fatica durante attività fisica intensa.
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