ALPINISMO & PILATES UN PERFETTO CONNUBIO PER IL MIGLIORAMENTO DELLA PERFORMANCE
Scritto da Clariss DavidL’ANALISI DEL CASO STUDIO DI UN ATLETA ALPINISTA E DEL SUO APPROCCIO AL METODO PILATES
L’alpinismo (l’etimologia della parola rimanda alle Alpi e ai primi tentativi di scalata delle sue maggiori vette) è una disciplina sportiva basata sul superamento delle difficoltà incontrate durante la scalata di una montagna (pendio e/o parete), con l’ascesa che può avvenire su roccia, neve, ghiaccio o percorsi misti, utilizzando anche tecniche di arrampicata.
Come quasi tutti gli sport outdoor ha anche un fattore di rischio. Inserire come parte integrante degli allenamenti il metodo Pilates permette di migliorare, oltre che lo stato di salute dell’atleta, anche la performance. È fondamentale sottolineare che lo stato fisico e mentale in questa tipologia di sport non è importante solo per il risultato tecnico, ma anche per la sicurezza dell’atleta.
In questo articolo analizzeremo un caso specifico in cui un alpinista si approccia al Pilates perché, nonostante sia fisicamente preparato e allenato, riscontra importanti limiti inerenti alla forza e alla resistenza in movimenti tecnici sport-specifici. Nel sovraccarico il soggetto avverte un persistente formicolio alle mani, difficoltà a mantenere la presa, un notevole sovraccarico nella zona lombare, sensazione di rigidità all’articolazione coxo-femorale e parziale perdita di forza e sensibilità degli arti inferiori durante l’attività. Questa sintomatologia è molto presente in atleti di arrampicata e alpinisti che sollecitano intensamente, ripetutamente e in condizioni ambientali critiche, il sistema muscoloscheletrico.
La richiesta iniziale del nostro soggetto è quella di alleviare i sintomi inserendo il Pilates come integrazione alla sua preparazione sport-specifica. Inizia il suo percorso con una seduta individuale per poi integrare con una seconda seduta in classe semi-privata.Nella sua anamnesi emergono diversi atteggiamenti posturali che potrebbero essere riconducibili alla sua sintomatologia: capo anteposto, spalle intraruotate, mani retratte (dita chiuse anche da rilassato), rachide lombare rettificato (riscontrato anche mediante rx e rmn) e un’ipertrofia a quadricipiti e glutei.
UTILIZZO DI TEST SPECIFICI ANCHE NEL PILATES
Per valutare i miglioramenti del soggetto sono stati effettuati dei test di mobilità articolare ed elasticità muscolare della catena miofasciale posteriore: bending test, sit and reach. I test di forza sugli arti inferiori sono invece stati effettuati mediante l’utilizzo della strumentazione Opto Jump.
L’opto jump è un sistema di rilevamento ottico, composto una barra trasmittente ed una ricevente. Ciascuna contiene da 96 led (risoluzione 1,041 cm). I led posizionati sulla barra trasmittente comunicano di continuo con quelli sulla barra ricevente. Il sistema rileva eventuali interruzioni e ne calcola la durata. Questo permette la misurazione dei tempi di volo e di contatto durante l’esecuzione di balzi, con una precisione di 1/1000 di secondo. Partendo da questi fondamentali dati di base, il software dedicato consente di ottenere con la massima precisione ed in tempo reale una serie di parametri legati alla prestazione dell’atleta.
Quello che abbiamo valutato sul nostro soggetto è la forza espressa dagli arti inferiori, tenendo come parametro fisso il rilevamento dell’altezza del salto. Si denota subito come l’atleta, nonostante abbia un buon tono muscolare sia globale che degli arti inferiori, le espressioni di forza non siano ottimali e soddisfacenti. Confrontando questi dati con l’anamnesi deduciamo che la causa possa essere la scarsa mobilità. Rigidità del rachide lombare, dell’articolazione coxo-femorale e tibio-tarsica interferiscono sull’esecuzione tecnica del movimento che, essendo limitato, non riesce a sviluppare una corretta biomeccanica di movimento e quindi ad esprimere a pieno il suo potenziale di forza . Abbiamo effettuato i test alla prima seduta e dopo ogni bimestre di allenamento confrontando i risultati nei mesi.
IL PROTOCOLLO PILATES COME PARTE INTEGRANTE DELLA PREPARAZIONE ATLETICA
Il protocollo di lavoro prevede sia esercizi al matwork che con i grandi macchinari. Hanno svolto un ruolo fondamentale gli esercizi di percezione dei principi posturali e di breathing come quelli di retrazione del mento da supino, apertura e depressione delle scapole, tutti i pre-pilates di mobilità dell’articolazione coxofemorale come hip fold e hip release, esercizi di myofascial release di quadricipiti, femorali e glutei e tecniche di dissociazione femorale. È stato insegnato al soggetto un protocollo di lavoro mediante l’uso del foam roller da svolgere come parte integrante degli allenamenti per l’arrampicata, anche in autonomia, incentrati sulla mobilità della catena miofasciale degli arti superiori e sullo sblocco della cerniera dorso-lombare.
Al reformer abbiamo lavorato con l’utilizzo di elastiband con variazioni di single leg stretch series, stomach massage ed esercizi sulla mobilità dell’anca con i piedi negli straps. Abbiamo gradualmente introdotto esercizi più avanzati di mobilità di tutta la colonna su tutti i suoi piani ed assi di movimento anche con utilizzo di spine corrector e barrell. Con una pratica costante già dalle prime sedute il soggetto non avverte più brachialgia durante l’attività e a sei mesi dall’inizio il formicolio è scomparso. La lombalgia è nettamente ridotta e quando l’avverte con gli esercizi di matwork imparati riesce in autonomia a contenerla. I test effettuati ogni bimestre mostrano un notevole aumento della mobilità della catena cinetica posteriore e dell’articolazione coxo-femorale (vedi foto test sit and reach). Grazie all’optojump abbiamo potuto constatare che è migliorata anche forza negli arti inferiori (vedi tabella optojump). Nonostante non sia stato effettuato alcun tipo di lavoro specifico sulla forza degli arti inferiori nei nostri programmi di allenamento i dati dell’optojump riscontrano un netto miglioramento anche da questo punto di vista.
Aumentando la mobilità articolare e l’elasticità muscolare si può ottenere un maggior reclutamento delle fibre e si riesce ad avere un vantaggio anche nell’espressione della forza. Inoltre aumentare la consapevolezza corporea e la gestione del respiro su un atleta il cui sport ha una componente mentale non indifferente ha apportato maggior sicurezza e quindi maggior rilassamento mentale, concentrazione e autopercezione. Elementi fondamentali per affrontare questo tipo di performance.
Sono ormai indiscutibili e noti i benefici del metodo pilates in ambito riabilitativo, rieducativo e terapeutico, ma è stato molto soddisfacente osservare come abbia avuto ottimi risultati anche sulla performance sportiva. Personalmente credo che il Pilates debba avere maggior rilievo in ambito sportivo perché può essere un valido alleato per il benessere dell’atleta sia dal punto di vista fisico che psicologico.
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