DALLE PEDANE DI GARA INTERNAZIONALI... AI PALCOSCENICI DI TUTTO IL MONDO
Scritto da a cura della RedazioneLA NUOVA VITA DA PERFORMER RACCONTATA DA ANDREA NEYROZ: DALLA GINNASTICA ARTISTICA AL CALISTHENICS, L’ALLENAMENTO CREATO AD HOC DAL NOSTRO DOCENTE FEDERALE PER SOSTENERE I RITMI DEL TOUR MONDIALE DELL’OPERA NOTRE DAME DE PARIS
PE - Il passaggio da atleta a performer: questa fase della tua vita potremmo definirla: “in tour per il mondo”! Tra le tante tappe del tuo impegno di performer acrobata ce n’è una che è stata o che sarà la più impegnativa?
AN - Tra le tante tappe che ho intrapreso in tour senza dubbio una delle più impegnative è stata quella di Parigi, sia per l’importanza dell’evento, dato che ci siamo esibiti in occasione dei 25 anni dello show, sia perché il Notre Dame è nato proprio nella capitale francese e qui ha sempre avuto un grandissimo seguito e tanta attenzione mediatica, inoltre siamo rimasti oltre due mesi con un totale di più di 50 shows.
PE - Qual è la giornata tipo di Andrea Neyroz durante una tappa del tour?
AN - Il mio tipo di giornata varia a seconda che ci sia un solo show serale o doppio show, pomeridiano e serale. Nel primo caso dopo una buona colazione eseguo una fase di allungamento e risveglio muscolare; dopo pranzo cerco sempre di riposare un po’ oppure esco per una passeggiata rigenerante prima di dirigermi in teatro circa 3 ore prima dello show; qui quasi sempre si fa un lavoro di scarico su articolazioni e muscoli col fisioterapista se ci sono particolari tensioni, per poi iniziare fase di warm up, stretching e potenziamento mirato; 20 o 30 minuti prima dello show preparo vestiti di scena ed accessori che mi serviranno nelle prime scene. Nel caso in cui ci siano due show la preparazione è la stessa ma viene tutto anticipato alla tarda mattinata; tra il primo ed il secondo show generalmente ci sono circa 3 ore di stacco e in questa fase si è molto provati quindi è importante mangiare, riposare e scaricare le tensioni eventualmente anche con seduta dal fisioterapista.
PE - Per il pubblico FIF sei certamente conosciuto come affermato Master Trainer per il settore calisthenics. Ma tu sei, prima che docente, un ginnasta di fama nazionale e internazionale. Quanto di queste esperienze ha influenzato i tuoi allenamenti sia in preparazione sia durante il tour?
AN - Per oltre 20 anni ho intrapreso la carriera di ginnasta praticando la ginnastica artistica, partecipando a numerose competizioni e raggiungendo ottimi risultati; da questo sport è derivata la passione anche per il calisthenics, che trova molte sue radici proprio nella ginnastica. Queste discipline eseguite e poi insegnate per tanti anni mi stanno sicuramente influenzando durante i miei quotidiani allenamenti anche in fase di tour: utilizzo moltissime tecniche ed esercizi di mobilità articolare e di stretching tipiche della ginnastica, integrando molte propedeutiche e circuiti di potenziamento del calisthenics.
PE - Nello specifico quali sono le peculiarità delle tue sedute di allenamento? In quante e quali fasi si suddivide una seduta e quanto tempo dedichi ad ognuna di queste fasi?
AN - Ogni allenamento ha sempre una fase di riscaldamento caratterizzata da almeno 15 minuti di corsa abbastanza sostenuta, e poi da elementi che richiamano l’acrobatica o movimenti del calisthenics, come ad esempio andature a gambe e braccia distese, slanci alternati di braccia e gambe, slanci verso la verticale, avanzamenti in plank a terra ecc… A seguire eseguo almeno 20 o 30 minuti di stretching, con esercizi sia dinamici che statici, sia di mobilità passiva che attiva, sempre ripresi dalla ginnastica e che coinvolgano tutti i distretti muscolari.
Proseguo con un buon circuito di rinforzo del core, con esercizi e circuiti in hollow o plank in chiave calistenica, per passare poi a un workout a corpo libero sia per gambe (affondi, squat, balzi su rialzo, pistols ecc.) che per la parte superiore, generalmente senza pesi ma semplicemente aumentando l’intensità con l’utilizzo di elastici o inserendo fasi di tenuta isometrica (trazioni con blocco, dip lenti in controllo, hand stand push up ecc.); questa fase ha circa una durata di 40 o 50 min.
PE - Tantissimi atleti del tuo calibro sognano di diventare performer affermati e di vivere una esperienza come la tua. Vuoi condividere con noi le scelte tecniche per te più importanti per potersi preparare e raggiungere questo obiettivo?
AN - Per quello che sono le mie esperienze, è stato molto importante aver sempre mantenuto un alto livello di allenamento curando gli aspetti tecnici e senza mai trascurare la mobilità, che mi sta ancora oggi consentendo di compiere prestazioni ad alto livello e con continuità prevenendo ed evitando il più possibile infortuni. Passare dalla vita da ginnasta, che si allena per eseguire esercizi perfetti ed ottenere un alto punteggio in gara, a quella del performer, che deve aggiungere l’aspetto interpretativo e teatrale, non è semplice e posso affermare con certezza che non è stato un passaggio immediato nemmeno per me. Il consiglio che posso dare ad un atleta che sogna di diventare performer è quello di uscire dagli schemi e dalle rigidità tecniche imposte dallo sport agonista ed eseguito con le finalità delle competizioni; può essere molto di aiuto approcciarsi ad altre arti e discipline come il teatro, la danza o le arti marziali, per aprire la mente e affrontare al meglio il salto dalla pedana di gara al palcoscenico; inoltre, più arti si riescono a padroneggiare più ci si potrà distinguere anche in fase di selezione iniziale e casting, dove il numero di persone è sempre molto elevato e quindi è importante emergere dalla massa.
PE - Dalle tue indicazioni tecniche si evince certamente la dominanza e l’impronta della ginnastica artistica, ma del mondo calisthenico hai utilizzato delle skills specifiche e soprattutto per quali “momenti coreografici” dello spettacolo?
AN - Diversi elementi di verticalismo vengono utilizzati durante le coreografie dello show (eseguo ad esempio una verticale su due stampelle, interpretando uno “zingaro storpio” che vive ai margini della società, nei bassi fondi di Parigi) e altre skills come la human flag, che eseguo dopo una corsa, attaccandomi alla parete che in scenografia rappresenta il muro della cattedrale di Notre Dame; faccio ancora molto lavoro di trazioni durante la famosa scena delle “Campane” in cui mi trovo appeso a 5 m di altezza, compiendo elementi di slanci, “skin the cat” (altro elemento derivante da ginnastica e dal calisthenics) “back lever”, traslocazioni di spalle... tutto a tempo di musica e in coreografia col gruppo di ballo che sta a terra sotto di me. Ai vari elementi di calisthenics, si aggiungono movimenti acrobatici: flic, back flip, ruote senza mani, ribaltate, rovesciate ecc…
PE - Riepilogando le tue pillole tecniche, vuoi regalare ai nostri istruttori una scheda di allenamento, dal warm-up al defaticamento?
WARM UP 20/30’
corsa, salto della fune, skip, calciata dietro, slanci alternati braccia e gambe, circonduzioni braccia, camminate in affondo, camminate in quadrupedia, avanzamenti a tavolino pancia alta in appoggio su mani e piedi, pliometrie, piccoli balzi in avanzamento con ricerca dell’arrivo stabile.
STRETCHING 20/30’
esercizi di allungamento statico e dinamico, pike pancake a gambe tese sia da seduti che in piedi; mobilità specifica per le spaccate e mobilità attiva per il rinforzo degli arti inferiori (lavoro di sollevamenti e slanci a gambe tese a terra); circuito di mobilità per spalle, rachide (lavoro mirato sul ponte), polsi e avambracci; esercizi di stretching e rinforzo delle caviglie anche con l’ausilio di tavolette propriocettive e bande elastiche.
ESERCIZI TECNICI E WORKOUT 40’ CIRCA
in ogni giornata differenzio questa fase con esercizi di resistenza sulla verticale, su planche, human flag e altre skills, integrando sempre potenziamenti o a tempo o a numero di ripetizioni per un certo numero di serie, nei quali inserisco:
• 2 esercizi di gambe a corpo libero
• 2 esercizi di braccia come dip, pull up e piegamenti in verticale
• 2 esercizi di addome e lombari come leg raises ed elementi in hollow a terra
Concludo sempre con una buona fase di stretching defaticante e di scarico post show.
PE - Al termine questo meraviglioso e sorprendente viaggio cosa si prospetta nel tuo futuro?
AN - Un volta terminato il tour porterò avanti la mia attività di formatore e istruttore nei settori del calisthenics, acrobatica e mobilità articolare/stretching: la volontà è quella di trasmettere agli altri le mie competenze tecniche e la mia passione per queste discipline, riportando direttamente gli insegnamenti acquisiti con anni di esperienza sia a livello sportivo che teatrale.
PE - A tutti coloro che vorrebbero seguire le tue orme quali consigli ti senti di dare?
AN - Il primo consiglio è di credere in se stessi e di abbattere le barriere mentali che a volte per timore e pregiudizi non ci spingono a provare nuove attività ed esperienze; sul palco non sarà più importante eseguire alla perfezione un movimento ma si dovranno liberare gli istinti, abbinando un salto, una verticale o altri movimenti con una espressione di rabbia, di follia o di tristezza in base alla scena, urlando, piangendo e esasperando tante volte ogni gesto. Quindi il consiglio è quello di aprire la mente e lasciare alle spalle tutto ciò che limita, vincola o reprime e per riuscirci mi ripeto nell’affermare che è fondamentale approcciarsi ad altre discipline da abbinare poi con le proprie capacità tecniche.
PE - Come definiresti l’Andrea Neyroz del prima e del dopo Notre Dame De Paris?
AN - Prima di intraprendere questa esperienza ero più timido, meno sicuro dei miei mezzi e molto più chiuso; dopo essere salito sul palco e aver fatto i primi mesi di tour ho imparato ad esprimere sempre di più tutte le mie emozioni al fine di arricchire i movimenti della ginnastica e del calisthenics di un aspetto teatrale, interpretativo e artistico; prima non avrei mai pensato di poter urlare, fare il folle, ridere a squarcia gola o simulare qualsiasi altra emozione di fronte ad un pubblico di migliaia di persone, o almeno non avrei immaginato di poterlo fare senza provare vergogna, o senza avere barriere mentali o blocchi.
Grazie Andrea per la tua essenza e per essere grande motivo di orgoglio per la nostra Accademia!
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