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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NELLO SPORT

Scritto da Viviana Fabozzi

ALGORITMI RIVOLUZIONARI IN TUTTE LE DISCIPLINE… ANCHE FUORI DAI CONFINI DELL’AGONISMO!


Forse non tutti sanno che L’AI (sigla in inglese) applicata allo sport utilizza gli algoritmi per suggerire modi più efficaci di allenare mente e corpo per far emergere tutto il potenziale. Grazie infatti ai dati ottenuti dispositivi sensori di contatto, si possono costruire algoritmi in grado di definire dettagliatamente dove agire per migliorare la performance, definendo allenamenti su misura di singoli atleti.  Ancor meno siamo a conoscenza del fatto che oggi molti dei risultati sportivi raggiunti sono in larga scala dovuti alla tecnologia impiegata nell’allenamento, che agisce non soltanto sulla struttura muscolare ma anche, e sempre di più, sull’aspetto cognitivo, aumentando le capacità della concentrazione, della visione e del controllo delle risorse in gara e che a seconda delle discipline sono mere capacità strategiche. Per soddisfare la nostra e la vostra curiosità in tale campo esploriamo insieme le principali tecnologie che cartterizzano l’Intelligenza Artificiale e non soltanto in ambito sportivo.
Le prime più conosciute sono rappresentate dai cosiddetti wearable device: sono tutta quella categoria di dispositivi elettronici indossabili che per funzionare correttamente, devono essere sincronizzati con lo smartphone via Bluetooth o Wi-Fi, così da poter assolvere a una vasta gamma di funzioni: dalle semplici notifiche fino a un utilizzo più specifico legato al fitness o in ambito sanitario. Tra i più comuni, al momento, troviamo:

• gli smartwatch, orologi hi-tech con centinaia di funzioni;
• gli smartband, braccialetti intelligenti che comunicano con l’utente attraverso schermi, impulsi luminosi e vibrazione;
• i fitness tracker, che sono pensati specificatamente per monitorare i parametri fisici durante l’allentamento;

Gli hearable, meglio noti come auricolari intelligenti; gli smartring, anelli intelligenti pensati come dispositivi di autenticazione o per la tecnologia NFC.
Tra le tecnologie ancora in fase di sviluppo troviamo gli smartglass, che sono progettati specificatamente per l’utilizzo di applicazioni di realtà virtuale e aumentata. Inoltre alcuni dispositivi sono dotati di sensori NFC (Near field communication); che tramite l’apposita applicazione wallet sullo smartphone consentono di effettuare pagamenti tramite carta di credito, senza doverla tirare fuori fisicamente dal portafoglio. Sarà sufficiente avvicinare il dispositivo indossabile al terminale di pagamento ed effettuare comodamente la transazione.
Entrando sempre più nell’applicazione della performance sportiva addentriamoci negli algoritmi di machine learning, ovvero apprendimento automatico. Si tratta del subset dell’intelligenza artificiale in cui vengono utilizzati algoritmi per apprendere dai dati e imparare dagli errori in maniera autonoma, senza che intervengano istruzioni puntuali ed esplicite da parte degli utenti. In altri termini, gli algoritmi di machine learning utilizzano la potenza di calcolo degli elaboratori informatici per emulare la capacità dell’uomo di imparare dalle proprie azioni e affinare il ragionamento attraverso l’esperienza, cercando di distinguere in maniera sempre più accurata ciò che è giusto rispetto a ciò che non lo è, indirizzando di conseguenza le scelte da effettuare.
La continua disponibilità di dati aggiornati è fondamentale affinché i modelli analitici possano continuare nel tempo a fornire risposte adeguate. Gran parte del successo del machine learning risiede infatti nel continuo ed automatico riaddestramento per mantenere alte le performance analitiche dei modelli predittivi. Così negli sport come lo sci, il tennis, il basket e in qualsiasi altro sport non solo i filmati vengono analizzati, ma anche gli allenamenti vengono supportati con software che misurano lo sforzo, i movimenti l’assorbimento di energia, la visione e l’attenzione di ciascun atleta e lo aiutano a migliorare.

Nello sport competitivo si sa non ci sono sono le vittorie ma anche gli infortuni, e dal momento che il machine learning si basa sulla capacità di fare predizioni, fra le sue prime applicazioni nello sport vi è stata la protezione degli atleti dagli infortuni. Ad esempio nel Rugby l’impresa Kitman Lab da anni perfeziona i suoi algoritmi per predire l’infortunio, processando le informazioni che provengono da videocamenre e da sensori indossati dagli atleti nelle scarpe, nel tessuto delle divise e nelle protezioni. Questi dati hanno permesso di costruire predizioni attraverso il modo con cui gli atleti si muovono in campo, prima che gli stessi si infortunino.
Restando in tema di predizioni, l’AI sta cambiando anche il mondo del talent scouting sportivo. Negli Stati Uniti l’hi-tech già viene applicata ai più popolari sport professionistici di squadra – basket, baseball, football americano, hockey su ghiaccio – per analizzare enormi quantità di dati statistici e valutare gli atleti più promettenti. Da quest’anno in Italia anche il Sassuolo Calcio si affida alle nuove tecnologie: è il primo club della Serie A italiana a farlo. Il Sassuolo infatti si affiderà al cosiddetto machine learning e agli algoritmi di Intelligenza artificiale sviluppati da Wallabies, start up italiana fondata nel 2016, e tra le più attive in questo ambito per supportare lo scouting e monitorare in maniera scientifica le performance dei calciatori in Italia e nel resto del mondo. L’idea alla base di Wallabies è quella di usare strumenti di data science in campo sportivo, implementando sistemi e algoritmi per analizzare enormi quantità di dati in breve tempo. Attualmente nella fase di scouting la maggior parte del tempo viene impiegata nella ricerca di un giocatore a scapito dell’analisi del giocatore stesso. Wallabies punta invece a invertire questa proporzione, cercando di minimizzare al massimo il tempo della ricerca di un calciatore per permettere alla squadra di dedicarsi completamente all’analisi. Wallabies ha perciò dato vita a uno “scout robotico” capace di guardare più di 8 mila partite l’anno e registrare ogni singolo gesto dei calciatori in attività e che ogni giorno impara qualcosa. Le analisi di Wallabies infatti sono basate su circa 7 mila variabili per giocatore per partita e permettono di monitorare ad oggi circa 40 mila giocatori di 25 leghe diverse.

Un’altra applicazione interessante, oltre che curiosa, dell’Intelligenza Artificiale nell’ambito del “gioco” sportivo, ci permette di gareggiare contro i nostri beniamini dei nostri sport preferiti. L’algoritmo conosciuto con il nome di gamefication stima quale sarebbe stata la loro performance contro la nostra e ci informa di quanto ci manca per essere come loro. Se si approfondisce il gamefication su wikipedia troviamo: “la gamification (traducibile in italiano come “ludicizzazione”) è l’utilizzo di elementi mutuati dai giochi e delle tecniche di game design in contesti esterni ai giochi.”...”Il principio che si pone alla base della Gamification è quello di utilizzare le dinamiche e meccaniche del gioco (punti, livelli, ricompense, distintivi, doni) per stimolare alcuni istinti primari di un essere umano: competizione, status sociale, compensi e successo.”... ma soprattutto divertimento. Si, perché giocare ad un gioco “serio” è divertente forse di più che giocare solo per il gusto di giocare. Questo algoritmo, applicato con ottimi risultati anche nell’ambito del management e della gestione delle risorse umane, sta rendendo qualunque sport via via sempre più simile al Golf, grazie alla sua logica dell’handicap che rende chiunque in grado (almeno potenzialmente) di battere un professionista.
Insomma, chiunque voglia migliorare le proprie prestazioni sportive ha a disposizione software di diagnosi che basandosi su algoritmi della AI restituiscono punti deboli e aree di miglioramento. Ovviamente un algoritmo non può bastare: un maestro, un coach, un mister saranno sempre insostituibili, perché lo sport è soprattutto un fatto umano e non soltanto un fatto tecnico. Ma gli algoritmi aiutano, e come se aiutano! Per citare una delle frasi più famose del capolavoro cinematografico di genere retrofuturista, Blade Runner: “Gli algoritmi vedono cose che noi umani non potremmo neanche immaginare”!

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