Tutto da rifare per la “mini-riforma” dello sport dello scorso dicembre
Scritto da RedazioneLa “mini-riforma” sullo sport introdotta a dicembre con la Legge di Bilancio, le nuove co.co.co., l’introduzione della società sportiva lucrativa? E i convegni, i dibattiti, i tavoli di lavoro?!? Dimentichiamo tutto: per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport Giancarlo Giorgetti il segnale della nuova attenzione del governo per il mondo dello sport passa attraverso un colpo di spugna delle precedenti novelle.
Prima fu la conferenza stampa
Già il 3 luglio scorso, in occasione della presentazione del c.d. Decreto Dignità, il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Giancarlo Giorgetti, ebbe modo di dichiarare l’intenzione del Governo di smantellare un primo pezzettino della riforma sullo sport introdotta dalla legge di Stabilità, quella società sportiva dilettantistica con carattere lucrativo su cui tanto si è parlato e discusso in questi ultimi 7 mesi.
Poi il 6 luglio 2018 sono circolate in rete bozze della versione definitiva del c.d. “Decreto Dignità” che prevedono l’abolizione totale del c.d. “pacchetto sport” inserito nella Legge di Bilancio 2018, con l’eccezione della disposizione che incrementa i compensi sportivi esenti a € 10.000,00.
Per la precisione, la bozza della nuova versione del decreto prevedrebbe, all’art. 4, che:
“All’art. 1, della Legge 27 dicembre 2017 n. 205, i commi 353,354,356,357,358,359,360,361, sono abrogati”.
Giorgetti non ha rilasciato dichiarazioni o anticipazioni sulla presunta versione definitiva del decreto. In particolare, non ha parlato direttamente di abrogazione del “pacchetto Sport”, ma ha rilasciato alcune “dichiarazioni di intento” circa la visione del governo in materia di sport dalle quali, in effetti, possono trasparire quegli intendimenti.
In concreto, e in sintesi, le dichiarazioni del sottosegretario sono state le seguenti:
obiettivo del governo è agevolare e salvaguardare lo sport dilettantistico di base che persegue finalità sociali, con particolare attenzione nei confronti dei dirigenti e collaboratori volontari, sui quali si regge tutto il sistema; Corollario dell’obiettivo principale è quello di “liberare” i dirigenti sportivi “dall’incubo” delle verifiche e degli accertamenti. Per fare questo è necessario rivedere la stratificazione e la sovrapposizione delle norme che si sono susseguite nel tempo; Questo obiettivo va perseguito attraverso una semplificazione delle norme, ivi compresa un’ipotesi di “pace fiscale” (rectius: rottamazione delle cartelle e/o condono) verso quelle a.s.d. che sono state vittime di controlli fiscali e previdenziali; Lo sport dilettantistico deve essere nettamente distinto sia dallo sport professionistico che dallo sport “commerciale”. Il primo, deve allargare i propri confini, il secondo deve essere regolato dalle leggi di mercato. A proposito di professionismo Giorgetti auspica un superamento della L. 91/1981 e un avvicinamento alle normative degli altri paesi, in cui sportivi professionisti sono quegli atleti che ritraggono dalla pratica sportiva la propria sussistenza. Va superata la visione formalistica secondo la quale è professionista solo chi opera nelle poche federazioni sportive che hanno recepito la Legge 91/1981, quando ci sono atleti di altre discipline che beneficiano di compensi elevatissimi mantenendo lo status, anche fiscale, di dilettanti. All’interno del dilettantismo, vanno distinti i volontari puri da coloro che, pur non ritraendo dallo sport i proventi necessari alla propria sussistenza, beneficiano comunque di remunerazioni. Si tratta, lo dicevamo, di dichiarazioni di intento. Ma tali dichiarazioni, unitamente a quelle rilasciate in precedenza circa il superamento della lucrativa, lasciano intendere che la bozza di decreto che ha cominciato a circolare possa essere veritiera.
A questo punto, pur sottolineando che, soprattutto in materia legislativa “rigore è quando arbitro fischia”, quindi finché non saremo in presenza di un provvedimento firmato dagli organi istituzionali competenti e pubblicato in G.U. stiamo ragionando di ipotesi, è doveroso cominciare a riflettere in ordine a quali potrebbero essere le conseguenze di quanto circolato oggi in rete ed anticipato dal sottosegretario Giorgetti:
Società sportive dilettantistiche lucrative
La nuova figura rimarrebbe banalmente nel mondo delle intenzioni (legislative). Per quanto riguarda Fiscosport, ci abbiamo ragionato non poco, e non poco criticamente (si vedano da ultimo gli articoli Donato Foresta, Le s.s.d. lucrative: per lo sport business una vittoria… di Pirro, in Newsletter 1/2018, e di Giuliano Sinibaldi, Lo sport dilettantistico alle prese con le Riforme, in Newsletter 3/2018, ove ulteriori riferimenti). E siamo certi che da mesi siano al lavoro professionisti, dirigenti e consulenti intenzionati a farsi trovare pronti quando il CONI avesse dato cittadinanza nel mondo sportivo anche alle lucrative.
Ma tant’è: di fatto la s.s.d. lucrativa non è mai esistita, di diritto non esisterà e, probabilmente, non se ne sentirà troppo la mancanza. Forse. Perchè magari bisognerà spiegarglielo a quelle società “ordinarie” che grazie alla trasformazione in “sportive lucrative” e alla conseguente riduzione dell’aliquota IVA dal 22% al 10% sulle attività sportive avrebbero goduto da subito di un innegabile vantaggio in termini di risparmio fiscale e che, dunque, ci avevano fatto un pensierino.
Compensi e collaborazioni sportive dilettantistiche
L’eventuale eliminazione delle norme che qualificano come oggetto di contratti di collaborazione coordinata e continuativa le prestazioni rese a fini istituzionali in favore delle associazioni e società sportive dilettantistiche affiliate alle FSN, alle DSA e agli EPS riconosciuti dal CONI (co. 358 Legge di Stabilità) e i cui compensi costituiscono redditi diversi ai sensi dell’art. 67, lett. m) T.U.I.R. (quindi esenti da contribuzione INPS (ex ENPALS) e INAIL per l’intero importo erogato e esenti da imposte fino all’importo annuo di € 10.000,00 – co. 359 Legge di Stabilità), l’eliminazione di queste due norme, dicevamo, ha una conseguenza ben definita: il ritorno alla situazione precedente il dicembre 2107… Quindi:
1. tornerebbe a porsi, prepotentemente, l’”antica” problematica del corretto inquadramento dei collaboratori sportivi, e del relativo rischio sanzionatorio in caso di verifica in materia lavoristica, con particolare riferimento alle pesantissime sanzioni per lavoro irregolare, qualora l’esito della verifica dovesse essere la riqualificazione degli sportivi dilettanti in lavoratori subordinati;
2. tornerebbe attuale l’indicazione della Circolare INL n. 1/2016; lo si sottolinea: parliamo di una circolare, cioè di un atto normativo di indirizzo, che benché con una sua importanza, ha comunque validità cogente al proprio interno;
3. conseguentemente, tornerebbero ad avere efficacia le delibere emanate da alcune F.S.N., che erano da ritenersi superate dal momento in cui la legge di bilancio 2018 prevedeva che le prestazioni venissero individuate, appunto, dal CONI. E’ vero che si era ancora in attesa di tale delibera (ormai la data del 10 luglio prossimo sembrava essere una sorta di deadline…) ma è altrettanto certo (si veda per tutti l’intervento del dott. Andrea Mancino, Il ruolo del CONI per lo sport dilettantistico – Relazione del dott. Andrea Mancino tenuta in occasione del Seminario “Le agevolazioni fiscali a favore dello sport dilettantistico”, Ancona, 12 maggio 2018, in Newsletter n. 10/2018) che CONI e INL erano al lavoro in grande armonia per individuare soluzioni condivise che garantissero chiarezza in un settore che appariva notevolmente confuso. Confusione – si noti – di cui prende atto lo stesso Ispettorato Nazionale del Lavoro nel suo incipit alla Circolare n. 1, lì dove riconosce che “le stesse pronunce, sia in sede amministrativa che in sede giurisprudenziale, originate dalle opposizioni ai verbali di accertamento, sono state spesso contraddittorie, non fornendo una indicazione univoca in merito ai criteri da utilizzare”;
4. si riaprirebbe la questione relativa alle mansioni individuate dagli E.P.S., posto che – ricordiamo – la Circolare di cui sopra prevede che la riconduzione tra i redditi diversi delle indennità erogate ai collaboratori sia “consentita solo al verificarsi delle seguenti condizioni: […] che il soggetto percettore svolga mansioni rientranti, sulla base dei regolamenti e delle indicazioni fornite dalle singole federazioni, tra quelle necessarie per lo svolgimento delle attività sportivo-dilettantistiche, così come regolamentate dalle singole federazioni.”
Conclusioni
Lo scenario che abbiamo qui rappresentato muove dal presupposto che le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da Giorgetti, trovino attuazione a livello legislativo nelle prossime settimane, così come anticipato dalle bozze del decreto dignità circolate in rete.
E se così fosse, ci sentiamo di aggiungere che non è da escludere – ed è anzi auspicabile – che il CONI proceda nell’impegno profuso sin qui e pur in assenza di una norma che ne richiama l’intervento emani quelle delibere relative alle mansioni riconosciute che il mondo sportivo dilettantistico aspetta da mesi. E ciò in quanto, quand’anche tali delibere non fossero più necessarie ai fini della “abroganda” legge di bilancio, potrebbero comunque tornare utili in ottica ispettiva ai sensi della circolare 1/2016 dell’INL
Detto questo, ci sia consentito evidenziare alcune ulteriori considerazioni:
Come correttamente osservato da qualche attento commentatore: siamo certi che ricorrano i requisiti di urgenza tali da inserire l’abrogazione del “pacchetto sport” in una decretazione di urgenza? Cosa accade a chi, in questi mesi, ponendo “legittimo affidamento” alle disposizioni previste dalla legge di bilancio ha costituito una SSDL? Oppure ha trasformato una preesistente SSD o una SRL “ordinaria” in SSDL? E cosa accadrebbe se il decreto non fosse convertito in legge? O lo fosse in una versione diversa da quella prospettata? Insomma, se gli obiettivi vogliono essere la chiarezza e la certezza della legislazione in materia di sport dilettantistico, forse la partenza non è delle migliori.
Speriamo che dopo la fase abrogativa inizi presto una fase “costruttiva” perché, come amiamo ripetere sempre, lo sport ha bisogno, prima di ogni altra cosa, di certezza delle norme. Qualunque esse siano.
Senza certezza non è possibile programmare né organizzare alcunché. I giochi sono dunque ancora apertissimi…
Tratto dalla rivista online FISCOSPORT
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