ORIZZONTI POSTURALI - Fascia & “pandiculation”: quando il miglioramento della postura può passare anche da uno sbadiglio
Scritto da Dott. Mattia Betti**Osteopata DOMROI, Docente FIF settore Postura, Laurea in Scienze Motorie, Specializzato in Scienze e Tecnica dello Sport
…si uno sbadiglio: yawning è il termine in inglese che indica un’azione che noi conosciamo molto bene nel nostro immaginario perché riconducibile ad un deficit di attenzione del nostro ascoltatore, oppure l’inizio di una riattivazione del nostro sistema nervoso; vediamo cosa in realtà coinvolge allargando il nostro zoom posturale su tutte quelle possibili azioni che istintivamente portano il nostro corpo ad un intelligente allungamento miofasciale. Grazie allo studio di Bertolucci (2011), appare il termine di “pandiculation”,come identificazione di movimenti mixed (melting stretch).– Nel linguaggio medico, l’insieme dei movimenti sinergici (stiramento degli arti superiori, ecc.) che di solito accompagnano lo sbadiglio". Nella definizione troviamo questo: "Pandiculazióne s. f. [dal lat. tardo pandiculatio -onis, der. di pandiculari «stirarsi sbadigliando» (da pandĕre «aprire»)]. La “pandiculazione” è l'allungamento involontario dei tessuti molli, che si verifica nella maggior parte delle specie animali ed è associato a transizioni tra comportamenti biologici ciclici, in particolare il ritmo sonno-veglia (Walusinski, 2006). Lo sbadiglio è considerato un caso speciale di “pandiculazione” che colpisce la muscolatura della bocca, dell'apparato respiratorio e della colonna vertebrale superiore (Baenninger, 1997). Quando, come spesso accade, lo sbadiglio avviene contemporaneamente alla pandiculazione in altre regioni corporee (Bertolini e Gessa, 1981; Lehmann, 1979; Urba-Holmgren et al., 1977), il comportamento combinato viene indicato come sindrome da stiramento-sbadiglio (Syndrome Yawning Stretching). Il SYS è stato associato alla funzione di eccitazione, in quanto sembra di ripristinare il sistema nervoso centrale allo stato di veglia dopo un periodo di sonno e preparare l'animale a rispondere agli stimoli ambientali (Walusinski, 2006). Questo lavoro esplora l'ipotesi che il SYS potrebbe anche avere un ruolo auto regolativo per quanto riguarda il sistema locomotorio: mantenere la capacità dell'animale di esprimere movimenti coordinati e integrati ripristinando regolarmente l'equilibrio strutturale e funzionale del sistema miofasciale.
Dato che è ora riconosciuto che il sistema miofasciale è una rete che integra le parti del corpo, un movimento attivo di elongazione trasmette il carico e la forza di un muscolo attraverso le strutture fasciali ben oltre il muscolo stesso (Huijing e Jaspers, 2005). Tale approccio all’allungamento potrebbe preservare il ruolo integrativo del sistema miofasciale sviluppando e mantenendo appropriate interconnessioni fisiologiche fasciali e modulando lo stato pre-stress del sistema miofasciale attivando regolarmente la muscolatura tonica. Le idee inizialmente derivano da osservazioni cliniche durante la pratica di una terapia manuale chiamata Muscular Repositioning (MR) (Bertolucci, 2008; Bertolucci e Kozasa, 2010; Bertolucci, 2010). Queste osservazioni sono state integrate da una revisione della letteratura sull'argomento. In tale approccio si evidenzia una scoperta più significativa e più recente è quella delle informazioni che provengono dagli enterocettori che attivano una porzione molto piccola della corteccia cerebrale: l’Insula, situata all’interno del solco laterale che di solito è attivata da input propriocettivi. L'Insula ha le seguenti funzioni, percezioni e / o interpretazioni: consapevolezze enterocettive (senso soggettivo del corpo interiore eventi negativi del passato, pressione arteriosa prima e dopo l'esercizio fisico e percezione soggettiva sul senso di sforzo speso, intensità del dolore, dolore immaginato legato emozioni ed eventi forti, calore / intensità fredda, sensazioni vestibolari); controllo del sistema motorio (occhio / mano coordinamento, apprendimento motorio); omeostasi (regolamentazione sistema autonomo e sistema immunitario); autocoscienza corporea ; emozioni sociali generato da odori e visioni reali e immaginarie.
Vediamo dettagliatamente in cosa si struttura un atto di allungamento secondo tali studi.
Ci sono tre elementi per una pandiculazione:
- Prima parte: contrazione volontaria nei muscoli con leggero irrigidimento dell’area che istintivamente percepiamo posturalmente affaticata o indolenzita.
- Seconda Parte: lento e progressivo allungamento nella piacevolezza ed il benessere dell’atto stesso, al contrario di azioni passive di stretching che a volte possono causare indolenzimento e dolore.
- Terza parte: completo relax accompagnato da un suono di totale abbandono delle tensioni(“sound of satisfaction”).
Tale azione viene richiamata dal nostro corpo tutte le volte che il nostro apparato muscolo scheletrico si deve riattivare dopo un momento di medio lungo torpore (nei vertebrati dopo il letargo).
Quando parliamo di benessere posturale fasciale, piuttosto che la precisa e ripetuta azione di allungamento muscolare dovremmo sperimentare diverse direzioni durante lo stretching. Innanzitutto per questi allungamenti di “fusione” la conditio sine qua non è il rilassamento dell’area interessata all’allungamento in modo da coinvolgere sia i tessuti intramuscolari che le connessioni extramuscolari tra i diversi ventri: sono la rappresentazione di un nuovo approccio dinamico allo stretching che può creare una risposta salutare al nostro sistema tonico posturale (Behm&Chaouachi 2011).
La rete fasciale è un organo ricettivo di ampia risonanza (Schleip et al 2012), se forniamo una qualsiasi stimolazione meccanica creeremo un diapason naturale su tutti i recettori polimodali, che appartengono ai cosiddetti neuroni ad ampio Range Dinamico (Wide Dynamic Range Neurons) i quali produrranno un effetto analgesico a livello midollare (Wang et al 2012).
Nuove considerazioni parlano a favore di approcci “più leggeri” sia in terapia che nel nostro settore per evitare risposte difensive del tessuto fasciale coinvolto direttamente. Langevin et al. (2005) dimostra come un allungamento sostenuto e di lieve intensità (inferiore al 20% dell’elasticità disponibile) produca un significativo aumento tempo – dipendente della superficie del corpo cellulare e della sezione trasversa dei fibroblasti –. Quando il tessuto è allungato i fibroblasti (cellule che sono presenti in maniera preponderante all’interno delle varie tipologie di fasce, che producono le proteine di collagene base e fondamento della matrice extra cellulare) si allungano e si appiattiscono mediando e rilasciando ATP favorendo un cambiamento della forma cellulare, coinvolgendo probabilmente sostanze di rifiuto della matrice, producendo un effetto antidolorifico nell’ambiente fasciale. Quando sottoposti a carico meccanico, esempio stretching, i fibroblasti secernono interleuchina- 6 alla base dei processi di riparazione e rimodellamento post stress strutturale. E’ importante sottolineare che tale azione riduce momentaneamente il quantitativo di acqua ( Kingler et Schleip 2004) nella prima fase di sollecitazione meccanica per poi essere riassorbita, se non ci sono microtraumi, nei 20-30 minuti successivi all’allungamento. Le sopraddette considerazioni se riportate nel campo di applicazione dell’allungamento fasciale ci introducono nel concetto della trasmissione di tensione tissutale; cosa significa?...che ogni volta che effettuiamo concretamente un esercizio di stretching su una componente muscolare dobbiamo essere consapevoli del trasferimento di tale carico ai tessuti circostanti. Facciamo un esempio: lo stretching degli ischiocrurali trasmetterà la risultante dell’allungamento anche sulla benderella ileo-tibiale (240%) e sulla fascia lombare ipsilaterale(145%) rispetto a quella sviluppata dagli ischiocrurali stessi. Questo fenomeno conferma la reale connessione fasciale e l’allontanamento dalla visione dell’isolamento segmentale nello stretching a favore della funzionalità fasciale nell’allungamento (Franklyn et Miller 2009). Vi è trasmissione meccanica ininterrotta, , in un allungamento che coinvolge arti inferiori-bacino-tronco, ma che interessa in una trasmissione di carico tra bicipite femorale, legamento sacro tuberoso, grande gluteo ed il grande dorsale controlaterale, tramite la FTL (Fascia Toraco Lombare) profonda e superficiale. Ogni perturbazione disfunzionale presente in una di tali componenti darà un effetto sulla nostra Postura, con sintomi non prevedibili (Barker et Briggs 1999).
L’analisi del Movimento in tutte le sue sfumature porta a comprendere sempre di più e non solo in ambito Posturale, che la reale e profonda comprensione dell’Essere Umano passa da un’attenta osservazione dei suoi comportamenti, fonte e sorgente del proprio stato di Salute. Questo articolo vuole aprire i nostri orizzonti nel mondo della Postura, ricercando stimoli all’approfondimento personale nel nostro settore come educatori nel e per il Movimento, nell’interesse e la cura delle persone che si affidano a noi. Il prossimo mese affronteremo un tema che solleticherà spero il vostro “gusto posturale”….. a presto!
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
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- Wang W et al 2012 Acute pressure of sciatic nerve results in rapid inhibition of the Wide Dynamic range neuronal response BMC Neurosci13:147
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